seconda parte

Americs

America centrale e Messico

Ovunque, come il caso del Messico, “le violenze fisiche e sessuali in famiglia e al di fuori di essa costituiscono un problema serio.” In Costa Rica le punizioni corporali “fanno parte della cultura” e sono “un metodo disciplinare del tutto normale.” In Honduras, e probabilmente anche negli altri Stati, il problema è talmente serio che la violenza in famiglia è considerata una delle cause che “costringe molti bambini a vivere e/o a lavorare in strada.” Ovunque inoltre “permane l’idea che i bambini non sono individui autonomi, ma proprietà della famiglia.”


L’Honduras, il Messico e il Nicaragua hanno preso delle misure per tentare di limitare le punizioni corporali. Altri Paesi invece, come Panama, insistono sul dovere del bambino di rispettare e obbedire ai genitori, dimenticando completamente il dovere dei genitori di rispettare i figli. In Belize, durante una consultazione sulla Convenzione, molti genitori hanno espresso il timore di vedersi limitare i diritti genitoriali, in particolare per quanto riguarda la punizioni corporali.


In Nicaragua nel 1996 è stata votata una legge per tentare di limitare l’uso delle punizioni corporali. Il rappresentante di questo Paese riconosce tuttavia che “siccome l’idea secondo cui il bambino è proprietà dei genitori è ancora fortemente ancorata nella mentalità, le disposizioni legislative non bastano a sradicare queste pratiche.”


In Guatemala, “il maltrattamento dei bambini sembra avere un carattere endemico. Permane l’idea che i bambini non siano individui autonomi, ma proprietà della famiglia.” La violenza famigliare viene illusoriamente attribuita a “decenni di conflitto che hanno pervaso la società e dato luogo a frequenti ricorsi alla violenza, compreso l’interno delle famiglie.” Come se i genitori avessero bisogno dei conflitti e delle guerre per picchiare i bambini!


In Equador, le punizioni corporali sono “una pratica culturalmente accettata e giustificata”, sono “legate a una tradizione di disciplina educativa” e la loro pratica può essere qualificata, secondo l’espressione di uno dei membri del Comitato, come “cultura della violenza contro i bambini nelle famiglie.” Un membro del comitato sottolinea che “trattandosi di maltrattamento di bambini, sembra che le famiglie chiudano gli occhi sulle punizioni impartite ai figli a scuola, e che alcuni genitori chiedano espressamente agli insegnanti di vigilare affinché i propri figli siano puniti come si deve.” Il Governo ha creato nel maggio del 1998 una “Commissione per l’eliminazione dei maltrattamenti sui bambini.”


In Salvador, il rapporto iniziale mostra che “gli autori dei maltrattamenti sono più spesso le madri che i padri. Forse perché sovente sono le donne ad essere il capofamiglia. In ogni caso, bisogna constatare che per ragioni che restano in gran parte inesplicate, le donne contribuiscono a perpetuare il maschilismo.” (Seduta del 5 ottobre 1993).