Ognuno di noi è il frutto di esperienze e relazioni che ha intrecciato con le persone che incrociano il nostro
cammino. Tra queste, spiccano senza dubbio gli insegnanti che, volenti o nolenti, ci forgiano più di quanto noi stessi crediamo.
È ai miei docenti che voglio dedicare quest’opera, buoni o cattivi che siano stati, perché è grazie a loro che sono riuscita a crescere e a intraprendere la strada della scrittura. Alcuni, se mai lo leggeranno, si riconosceranno in alcune parole, altri non sono stati citati, ma il segno che hanno lasciato su di me è molto forte. A tutti loro va la mia gratitudine, ma c’è un insegnante in particolare che mi sento di citare: il professore Franco Chimenti, mio docente di italiano e latino in terza e quarta superiore.
So che non potrà leggere queste parole, come so da mia madre – piccola spia di un colloquio genitori-insegnanti – che temeva per il mio futuro quando ha saputo che avevo deciso di intraprendere il percorso di scrittrice e giornalista. Tuttavia, senza la sua incredibile capacità di entrare in empatia con noi studenti, di farci ridere, piangere e divertire durante le sue lezioni, non avrei mai affinato così tanto il mio amore per la letteratura e la scrittura.
Se sono qui a scrivere queste parole, è grazie a lui. Come mio padre mi lasciò due regali prima di andarsene, così ha fatto lui: mi ha regalato il Latino, una delle lingue più belle che potessi avvicinare, mi ha fatto innamorare di nuovo della Divina Commedia e mi ha fatto sentire una studentessa brava e capace.
Mi ha dato la fiducia in me stessa in un periodo in cui non ne avevo e questo è un regalo che conserverò per sempre, assieme alla stima per quell’uomo che sapeva incantare a ogni spiegazione.
Un altro “grazie”, va a:
Alessandra Falconi e il Centro Alberto Manzi di Bologna, per aver recuperato il materiale citato all’interno e per il sostegno che da sempre dà alla mia attività di scribacchina.
Patrizia d’Antonio, Cristina Alocci, Giuliana Dessanti e Luna Rossi, senza il cui confronto costante e il materiale da loro fornito non avrei saputo dove sbattere la testa.
Alessia Torregrossa, fonte preziosa di testi di psicologia infantile e lettrice instancabile; Luigi, Giovanni, Giuditta, Elisa, Giulia, Nunzia, Alex, Alice, Francesca, Federica, Domizia… e tutti i valorosi componenti del gruppo di scrittura, che mi hanno sostenuto in quest’impresa.
E ancora, un ringraziamento agli amici di sempre: Giada, Morena, Murasaki, che con la loro presenza silenziosa o costante (alle volte anche un po’ invadente), mi hanno fatto compagnia durante la stesura, mi hanno tenuto sveglia e mi hanno stimolata a proseguire anche quando pensavo di mollare tutto, segno che la mia “motivazione intrinseca” stava perdendo colpi.
Un ultimo grazie (ma non per importanza) va infine a mia madre, mia primigenia fonte d’ansia che, quando ha saputo del libro, si è preoccupata e agitata più di me. A dispetto di tutto, senza i suoi continui: “Sicura di finirlo in tempo?”, “Ma ce la fai?”, forse non mi sarei intestardita così tanto da rispettare le scadenze.
Ho impiegato un anno per raccogliere tutte le informazioni necessarie per scriverlo e organizzare le mie idee sulla valutazione in maniera coerente e, ancora oggi, credo che il mondo della scuola sia talmente ampio e variegato da non poter essere racchiuso in così poche pagine. Spero, tuttavia, di aver fornito qualche spunto di riflessione a quei docenti e a quei genitori che, come me, credono nella possibilità di una scuola migliore, fatta dai ragazzi e non per i ragazzi.