capitolo iii

“Il sapere è come il maiale:
non si butta via niente”

Al liceo ebbi un professore che oserei definire originale.

Insegnava Disegno Tecnico e Storia dell’Arte (rigorosamente in quest’ordine) ed era solito porci domande piuttosto strambe durante le interrogazioni, o fornirci alcune massime di vita, alle volte non strettamente congeniali alla sua materia.


Le raccogliemmo tutte in un libricino; tra queste: “Leonardo da Vinci era un grande!”, “I Romani hanno fregato il mattone agli Etruschi”, “Il panino con la porchetta non è buono se non è di Cinta Senese”, “Prima di sposare una donna portatela in piscina: se la trovate bella anche col costume intero e la cuffia è quella giusta” e la mia preferita: “Il sapere è come il maiale: non si butta via niente”.


Per quanto fosse un architetto e insegnasse una materia ben precisa, infatti, cercava di spronarci a interessarci a tutto e ci parlava di tutto, dalle inezie alle cose più importanti; era un maestro di quella che, in didattica, si chiama interdisciplinarietà, ovvero la correlazione tra più materie o argomenti.


Per lui infatti tutto meritava di essere appreso, ogni campo dello scibile esplorato, analizzato e correlato al resto. A detta sua, non potevi sapere quando una conoscenza si sarebbe dimostrata utile, quindi tanto valeva sapere e imparare il più possibile; anche la cosa in apparenza meno importante, un giorno, si sarebbe dimostrata utile.


Esattamente come il maiale, di cui si utilizzano tutte le parti, anche il sapere è diviso in tanti piccoli tranci o pezzi. Che poi se ne facciano salsicce, bistecche o costine poco importa: l’importante è saper riconoscere i vari tagli di carne, ovvero apprendere.