terza parte - capitolo xvii

Vicinanza notturna

Quando il bebè è piccolissimo, la sua esigenza di latte, contatto e vicinanza, naturalmente non si esaurisce al calar del sole, quindi è normale che abbia bisogno della presenza rassicurante di un genitore per prendere sonno e poi tornare ad assopirsi quando si sveglia durante la notte.


La risposta amorevole e sollecita con cui i genitori accolgono i bisogni anche notturni del bambino, pone le basi della sicurezza e dell’autonomia dell’individuo.

Coccole notturne

Nei primissimi anni di vita, i ritmi sonno-veglia del bambino sono molto diversi da quelli dell’adulto e la maggior parte dei bimbi si sveglia alcune volte durante la notte1.


Quando si sveglia, il bimbo ha bisogno dell’aiuto di un genitore per riprendere sonno: c’è chi si rassicura sentendo che non è solo, chi con una carezza, chi ascoltando la voce della mamma (o del papà) che sussurra qualche strofa di una ninna nanna.


Crescendo, il bambino impara pian piano a gestire i suoi risvegli senza bisogno della presenza di un genitore. Ma questo percorso verso l’autonomia ha i suoi tempi (che ovviamente sono un po’ diversi per ogni bimbo) e non dovrebbe essere forzato.


A questo proposito, Annamaria Moschetti e Maria Luisa Tortorella, pediatre e responsabili del Gruppo di Studio sui Disturbi del Sonno dell’Associazione Culturale Pediatri Puglia e Basilicata, spiegano: “Durante il periodo dell’ansia da separazione (otto mesi-tre anni) la risposta ‘sensibile’ della madre al pianto del bambino gli consente di sperimentare che può fidarsi di lei e questo è alla base dello sviluppo del senso di sicurezza interiore. Inoltre il passare rapidamente e facilmente dal pianto e dall’agitazione alla quiete, grazie all’aiuto della madre, diviene nel tempo una capacità propria del bambino, che diventa a mano a mano sempre più capace di calmarsi e anche di addormentarsi da solo. Il bambino diventa autonomo solo dopo aver sperimentato un periodo di efficace dipendenza”2.