Coccole notturne
Nei primissimi anni di vita, i ritmi sonno-veglia del bambino sono molto diversi da quelli dell’adulto e la maggior parte dei bimbi si sveglia alcune
volte durante la notte1.
Quando si sveglia, il bimbo ha bisogno dell’aiuto di un genitore per riprendere sonno: c’è chi si rassicura sentendo che non è solo, chi con una
carezza, chi ascoltando la voce della mamma (o del papà) che sussurra qualche strofa di una ninna nanna.
Crescendo, il bambino impara pian piano a gestire i suoi risvegli senza bisogno della presenza di un genitore. Ma questo percorso verso l’autonomia ha i
suoi tempi (che ovviamente sono un po’ diversi per ogni bimbo) e non dovrebbe essere forzato.
A questo proposito, Annamaria Moschetti e Maria Luisa Tortorella, pediatre e responsabili del Gruppo di Studio sui Disturbi del Sonno dell’Associazione
Culturale Pediatri Puglia e Basilicata, spiegano: “Durante il periodo dell’ansia da separazione (otto mesi-tre anni) la risposta ‘sensibile’ della madre
al pianto del bambino gli consente di sperimentare che può fidarsi di lei e questo è alla base dello sviluppo del senso di sicurezza interiore. Inoltre
il passare rapidamente e facilmente dal pianto e dall’agitazione alla quiete, grazie all’aiuto della madre, diviene nel tempo una capacità propria del
bambino, che diventa a mano a mano sempre più capace di calmarsi e anche di addormentarsi da solo. Il bambino diventa autonomo solo dopo aver
sperimentato un periodo di efficace dipendenza”2.