Perché io no? Finché Bimbo era piccino, la versione “ufficiale” della storia era questa: “Non ho avuto abbastanza latte”. Bimbo non cresceva bene, io
avevo avuto ben due mastiti con antibiotico, il latte non ero buono per lui, quindi da buttare… Insomma, un pasticcio. E poi lui con il latte in
polvere è cresciuto proprio bene. Tranne che era diventato stitico. E che a un certo punto sembrava intollerante alle proteine del latte vaccino che
sono contenute nella formula e così abbiamo dovuto comprare un latte “speciale”.
Comunque.
Per un po’ non ci ho pensato più.
Poi, è successo che un nuovo bimbo ha scelto la nostra famiglia per regalarci un’altra immensa gioia. Aspettavo il mio secondo figlio. E mentre lo aspettavo, sapevo che avrei tanto desiderato allattarlo. E ho fatto quello che non avevo fatto la prima volta, ovvero ho iniziato ad informarmi. Ma a informarmi bene. Per capire cosa non aveva funzionato con Bimbo e come fare per evitare di trovarmi nuovamente in difficoltà. E così ho sentito parlare per la prima volta di “attacco corretto” per prevenire o risolvere le ragadi (che erano rimaste il mio spauracchio numero uno), dell’importanza di allattare in modo esclusivo senza offrire aggiunte che non siano davvero davvero necessarie, dei primi giorni in ospedale che possono essere determinanti. E ho trovato una nuova chiave di lettura per la mia esperienza precedente. Forse il problema non era il fatto di non avere “abbastanza latte”. Forse il problema è stato che sono uscita dall’ospedale con le ragadi, con la prescrizione di un’aggiunta, con la fiducia nel mio latte che aveva raggiunto i minimi storici. Non male come inizio. Come pessimo inizio.
Il resto lo sapete anche voi, lo avete letto.