capitolo iv

Educazione sensoriale,
ovvero imparare a riconoscere le differenze

“Nulla può curare l’anima se non i sensi, come nulla può curare i sensi se non l’anima”

Oscar Wilde

Un cucciolo d’uomo appena sgusciato dal ventre materno viene poggiato sulla pancia della mamma: con piccoli, minuscoli, movimenti si arrampica pazientemente fino a raggiungere il seno. È l’olfatto a guidarlo verso la sua fonte di cibo: il prezioso latte materno. La bocca si apre e, a mo’ di ventosa, circonda il capezzolo e il bambino comincia a succhiare. La dolcezza e il calore del latte lo accompagneranno nei mesi a venire e ogni volta faranno affiorare un sorriso colmo di beatitudine, mentre rigagnoli di liquido bianco colano ai lati della sua bocca. Ecco come, in un unico gesto, quale quello dell’allattamento, il piccolo vive un insieme di esperienze sensoriali che coinvolgono e appagano, nel contempo, i sensi del tatto, dell’olfatto, del gusto e anche della vista e dell’udito, se la mamma, mentre lo nutre, guarda il suo bambino, gli parla o canta per lui.


È così che un cucciolo d’uomo, al pari di tutti gli altri mammiferi, scopre il mondo: attraverso i suoi sensi.


Il primo di questi a svilupparsi è il tatto: è già presente nel bambino a sole otto settimane di vita intrauterina! È attraverso il tatto che il piccolo nella pancia della mamma acquisisce il senso del confine. Le pareti dell’utero materno lo avvolgono in un morbido abbraccio che diventerà un energico massaggio al momento del travaglio e del parto.


Il bambino potrebbe dire, modificando la massima di Descartes, “Tocco dunque sono”.


Il tocco è come una bacchetta magica che può spalancare porte chiuse da secoli. Come dice Osho, il tocco apre sensi negati, finestre sigillate. E, proprio come la bacchetta di una fata, lo fa in modo delicato e gentile, dolce e naturale. E il fiore sboccia, si schiude, dice sì alla Vita. Toccare ed essere toccati ci rende vivi, partecipi della realtà.