Abbiamo visto che la prima tappa del processo educativo nel bambino consiste nella “normalizzazione” dello stesso, bisogna cioè portarlo a uno stato di naturalezza primordiale, indirizzando le energie deviate verso la giusta direzione.
È esattamente il tipo di lavoro che si fa in un percorso di evoluzione spirituale, in cui occorre innanzitutto curare le vecchie ferite ancora sanguinanti, sbloccare situazioni traumatiche rimaste congelate nel tempo, liberare le emozioni soffocate, curare le radici ammalate, per poi poter permettere all’anima di spiccare il volo verso nuove altezze.
Per ritrovare il proprio sé perduto occorre togliere tutta una serie di strati, proprio come si fa quando si pela una cipolla. Si evolve solo liberandosi dai blocchi, dai fardelli che ci si porta inconsapevolmente sulle spalle, attraverso un lavoro di “liberazione” dai condizionamenti familiari e sociali che si sono accumulati nel corso del tempo. Il problema sta sempre nel passato ma la soluzione va ricercata nel presente attraverso una liber-azione, ovverossia un’azione che libera. Può trattarsi per esempio di parole non dette che esigono di essere pronunciate oppure di gesti non fatti che vanno finalmente compiuti. E, proprio come avviene all’interno di un pozzo, una volta tolti i detriti e la spazzatura, ecco che l’acqua può nuovamente sgorgare.