Così come lo sviluppo del bambino avviene sulla base delle esperienze effettuate dal corpo nell’ambiente
attraverso i sensi e il movimento, così anche l’evoluzione spirituale deve necessariamente partire dal corpo.
“Solo se prima sviluppi salde radici nella terra, poi puoi spiegare le tue ali e volare alto nel cielo. Più profonde sono le radici, più l’albero può svettare verso l’alto, fino a raggiungere le stelle”440 ci ricorda Osho. Altrimenti è come piantare bulbi di tulipano a testa in giù: non sbocceranno mai o perlomeno faranno una fatica indicibile per ruotare fino a trovare la via verso la luce. Non si può arrivare alle vette della spiritualità senza prima essersi radicati nel corpo: la splendida dimora dell’anima nostra.
“Lo Spirito si è fatto carne”: proprio come il Cristo, ogni essere umano venendo alla vita ha il compito di tradurre nel corpo e attraverso il corpo il patrimonio spirituale di cui è depositario. “L’Amore Divino è solo spirito, l’Amore umano è solo corpo, l’Amore spirituale è spirito e corpo” ho trovato scritto una volta da qualche parte e mi è sembrato molto veritiero.
È vero che la meditazione – intesa non certo come tecnica ma come “centratura interiore” – è l’unica medicina, come sostengono i mistici di tutte le tradizioni religiose, ma è anche la tappa finale di un percorso: sboccia da sé quando il terreno è pronto. Proprio come i bambini arrivano al silenzio dopo una lunga preparazione attraverso gli esercizi di vita pratica, così anche l’adulto può arrivare alla meditazione solo dopo aver conquistato un saldo radicamento ed essersi allenato a un attento e profondo ascolto dei messaggi che provengono dal proprio corpo.