Una volta, nello spazio-gioco del Bambaràn503, rimasi incantata a osservare un piccolino di 9-10 mesi
che si divertiva a guardare un anello di plastica colorata (come quelli che si infilano su appositi coni) che l’educatrice faceva ruotare su se stesso
come una trottola. Il bimbo era come affascinato da quel tipo di movimento a spirale e rimaneva concentrato a lungo per seguirne il corso fino a quando
la ciambellina cadeva inesorabilmente a terra. Visto il suo interesse per questo tipo di gioco gliene furono proposti altri simili che stimolarono
anch’essi il suo interesse, uno in particolare: gli fu offerto un macinino da caffè in legno, uno di quelli che si usavano una volta in casa, e lui si
mise subito all’opera girando con immenso piacere la manovella in senso orario e ripetendo l’esercizio più e più volte. Di nuovo il movimento circolare
aveva catturato la sua attenzione. Ettore era un bambino nato prematuro e più piccolino rispetto ai suoi coetanei nati a termine. Ricordo che riflettei
a lungo su questa sua spiccata passione per il movimento rotatorio che mi ricordava quello delle danze dei mistici sufi ma anche quello degli astri
celesti e delle galassie e pensai a quanto sono magici i primi anni di vita di ogni bambino.
Ormai tutti gli studiosi dello sviluppo infantile sono concordi nel considerare i primi tre anni di vita come il periodo più importante in assoluto per
la formazione dell’individuo, quello in cui si pongono le basi per tutto lo sviluppo ulteriore.
Ma lo diceva già Maria Montessori, precisando: “L’età più importante per l’uomo è dalla nascita ai due anni”504. Dovremmo ricordare che, in
questo periodo più che mai, “ogni nostro atteggiamento nel trattare il bambino non si riflette soltanto su di esso, ma nell’adulto che ne
risulterà”505. È pertanto in questi delicati primi momenti che dovremmo investire tutte le nostre risorse, il nostro tempo e le nostre
capacità. Giacché prevenire, offrendo a un bambino le migliori basi possibili di partenza, è molto meglio che trovarsi poi a dover curare gli effetti di
ciò che è andato storto in un’epoca così iniziale.
“Il bambino è dotato di grandi poteri psichici di cui non ci rendiamo ancora conto. Egli ha un’estrema sensibilità la quale, per effetto di qualsiasi
violenza, determina non solo una reazione ma difetti che possono permanere nella personalità”506 scriveva ancora la Montessori che, in
qualità di medico e di psichiatra, ben conosceva i disturbi psichici che potevano nascere in seguito a repressioni avvenute in età infantile.
“Dobbiamo ricordarci che durante questo periodo il bambino dipende completamente dall’adulto, giacché non può provvedere a se stesso, e noi adulti, se
non siamo illuminati dalla natura o dalla scienza sul suo sviluppo psichico, possiamo rappresentare il più grande ostacolo alla sua vita”507.
Possiamo diventare come l’erba infestante che soffoca il germoglio appena nato e gli impedisce di crescere. Ecco perché “occorre veramente mettersi sul
sentiero dell’osservazione e delle scoperte al fine di penetrare la mente del bambino. Cosa non facile, perché spesso non comprendiamo il linguaggio
infantile o se lo comprendiamo non afferriamo il significato che i bambini intendono dare alle loro parole. Talvolta è necessario conoscere tutta la
vita del bambino, investigarne cioè il periodo precedente per giungere a dare pace a questa creatura nelle difficoltà che incontra. Abbiamo sovente il
bisogno di un interprete del bambino e del suo linguaggio che ci dischiuda lo stato mentale del bambino.”508
I primi due anni di vita del bambino sono chiamati anche “i terribili due” perché per i genitori rappresentano spesso una sfida: è l’età dei capricci,
delle opposizioni, dei no e delle proteste. L’adulto vede nell’atteggiamento del bambino una provocazione e un tentativo di manipolazione, mentre in
realtà si tratta solo di una terribile incomprensione: il piccolo non si sente capito e questo gli genera un’emozione di rabbia.
“Le reazioni violente o le bizze esprimono lo stato di esaperazione del bambino che non sa esprimersi”509 dice Maria Montessori. Che vorrebbe
spiegarsi ma ancora non ci riesce, che vorrebbe esprimersi a parole ma ancora non sa dire. E che, in ogni caso, è chiamato a seguire le leggi della
natura e non quelle degli uomini…
Maria Montessori chiama il bambino da zero a tre anni il “creatore inconscio” o “l’embrione spirituale” che lavora per costruire l’uomo, l’uomo del suo
tempo e della sua cultura. In questo secondo periodo embrionale post-natale (potremmo definirlo come una esogestazione) avviene lo sviluppo del
linguaggio, dei movimenti e di certe funzioni sensoriali. Il bambino pone le fondamenta e dispone i mattoni per costruire la sua casa.
In particolare, il periodo intorno all’anno e mezzo di età “è un’età di massimo sforzo”. “È un’epoca di fatica e di costruttività”510. È il
periodo sensitivo dell’ordine, in cui è fondamentale per il bambino che ogni cosa e ogni persona sia al suo posto nell’ambiente e dove pertanto anche il
semplice spostamento di un oggetto o un indumento fuori posto può essere causa di un pianto tanto sconsolato quanto enigmatico per l’adulto. È il
periodo dell’attenzione ai minimi dettagli, dell’osservazione attenta e paziente di particolari minuscoli. È il periodo dei vagabondaggi esplorativi,
grazie ai quali il bambino scopre il mondo e lo fa suo.
“Ogni bambino è un esploratore nato. Dal primo momento in cui apre gli occhi, questi sono pieni di meraviglia” scrive Standing. “Il bambino è un
filosofo prima che impari a parlare, è un esploratore prima che impari a camminare”. “Il giovane esploratore non è mai ozioso, perché sta osservando il
mondo per cercare se stesso – riflesso in uno specchio con mille facce. Ecco perché ogni cosa lo attrae”511. Sempre affaccendato, sempre al
lavoro, sempre intento a osservare, sempre in movimento…