quarta parte - Un progetto Montessori e non solo…

Il progetto:
Hocioka, il Villaggio della Gioia

Usiamo le nostre menti per capire che tipo di vita possiamo offrire ai nostri figli

Tatanka Yotanka (Toro Seduto)

Hocoka (pronuncia “hocioka”) nella lingua degli indiani americani Lakota sta a indicare il centro vuoto all’interno del cerchio dei tipì: uno spazio sacro dove le quattro direzioni si incontrano.


Hocioka dunque è il centro di sé e dell’universo, è l’essenza, è l’origine della vita.


Da questo spazio vuoto, da quel punto dove corpo, mente, cuore e spirito si incontrano per diventare Uno, nasce una visione che dà vita a un intero villaggio: Il Villaggio della Gioia.


Perché la gioia è la meta ultima a cui ogni essere umano tende.

Perché la gioia è una dimensione spirituale, interiore, che una volta raggiunta dura per sempre (al contrario della felicità che è una dimensione mentale dipendente dall’esterno).


Hocioka, il Villaggio della Gioia, è una sorta di grande mandala vivente, una rappresentazione simbolica del macrocosmo che riflette in sé quella del microcosmo interiore: “com’è dentro, così fuori”.


La planimetria del progetto ha una forma circolare che ricorda la Ruota di Medicina dei nativi americani e proprio come essa è un percorso: vi si può entrare da qualsiasi punto, da qualsiasi direzione e, un po’ alla volta, percorrerlo tutto per scoprire che la Vita è completezza e scambio.


La struttura è costituita da quattro edifici principali e da un edificio centrale che rappresenta il cuore del villaggio: “hocioka”, lo spazio sacro, uno spazio vuoto, che invita al raccoglimento e che funge da “centralina” energetica di tutta la struttura.


Il quattro è un numero sacro nella maggior parte delle culture nativo americane ed è simbolo di stabilità e di ordine.


I quattro edifici portano il nome di “Case”, secondo lo spirito montessoriano: “La casa è innanzitutto uno spazio simbolico, riproducente in ognuno di noi la sensazione dello spazio prenatale, quando il nostro sistema psicofisico viveva protetto in un interno morbido e circolare, in un abito che ci stava a pennello: la nostra prima casa è infatti l’utero. Essa è di genere femminile, è uno spazio ‘dentro cui’, è il luogo che dà la vita e l’accoglie. …Tradizionalmente rappresentata dal ‘focolare’, essa evoca il calore degli affetti divenendo, oltre a luogo che protegge fisicamente, anche il luogo del cuore.” (Bianca Lepori, architetto)


Le Case sono poste nelle quattro sacre direzioni:

  • A est, là dove la vita ha inizio, vi è la Casa del Maternage, che offre accompagnamento e sostegno alle mamme prima e dopo il parto, durante l’allattamento e i primi due anni di vita del bambino. All’interno della stessa c’è anche un negozio, “Babies of the world”, dove poter trovare i migliori prodotti per neonati e lattanti da tutto il mondo.
  • A sud, dove si percorrono i sentieri della fiducia e dell’innocenza, vi è la Casa dei Bambini Montessori (per bambini da due a sei anni) e la Scuola Elementare Montessori.
  • A ovest, dove le strade dell’introspezione e del lavoro sul corpo portano a ritrovare il contatto con la Madre Terra e il benessere corpo-mente, vi è la Casa della Salute, che offre consulenze di medicina naturale e percorsi di crescita personale anche attraverso l’arte e il movimento.
  • A nord, dove si condivide la saggezza degli Antenati per il bene di tutti, vi è la Casa delle Culture, che consente l’accesso alle fonti della cultura attraverso una Biblioteca interculturale e multilingue con ampia sezione per bambini, un Museo del Maternage nelle diverse culture, un Auditorium per spettacoli e concerti.


A queste strutture portanti si aggiungono quelle accessorie quali:

  • La Reception (sala di accoglienza ai visitatori) e gli uffici amministrativi
  • La Locanda della Sesta Felicità (struttura alberghiera dotata di 7 camere per accogliere ospiti di passaggio o visitatori) e la Trattoria dei Cinque Continenti (ristorante che fornisce i pasti per i bambini della scuola, aperto ai visitatori con menù internazionali: ogni giorno piatti tipici di un continente)
  • I Laboratori dove si tengono corsi pomeridiani per bambini (canto, arti marziali, pittura, falegnameria, cucina, giocoleria ecc.)
  • I campi sportivi e la piscina
  • L’orto e la fattoria didattica


L’architettura si ispira ai princìpi montessoriani. Quattro i princìpi portanti che ispirano le forme e gli spazi: bellezza, semplicità, ordine e gentilezza.


Bellezza:

La scuola spirituale non pone limiti alla bellezza del suo ambiente altro che i limiti economici. La bellezza ispira al raccoglimento e porge riposo allo spirito affaticato. Il luogo adatto alla vita dell’uomo è un luogo artistico.

M. Montessori.

Semplicità, ovverossia il “necessario e sufficiente”, niente di più di quello che serve, l’essenza.


Ordine ed esattezza: l’ordine nell’ambiente aiuta a costruire l’ordine interno, offre calma e sicurezza, tranquillità e pace.


La gentilezza può apparire alquanto strana come principio architettonico ma il termine viene qui utilizzato nell’accezione usata da Piero Ferrucci e cioè come quell’insieme di qualità che comprendono l’empatia, il contatto, l’attenzione, l’accoglienza, il calore, il rispetto ecc., tutti elementi che un’architettura che nasce dal cuore – e non solo dalla mente – è in grado di evocare come per magia. Un ambiente dove vige la gentilezza è un ambiente caldo, accogliente, dove ci si sente a proprio agio, rispettati e protetti, considerati e apprezzati, ascoltati e visti, dove si prova un senso di benessere semplicemente per il fatto di essere lì.


Ecco dunque il perché delle forme curve, che offrono contenimento, che richiamano la simbologia dell’abbraccio, forme femminili, “yin”, che rappresentano per il bambino un prolungamento del corpo materno. Forme circolari che richiamano la ciclicità della vita. E che ricordano anche lo stile architettonico dei popoli nativi del mondo (come per esempio le yurte mongole o gli hogan navajo).


Ogni edificio ha poi ampie vetrate – vere e proprie finestre sul mondo – per aprirsi, da uno spazio sicuro e accogliente, verso l’esterno, in un passaggio dolce e graduale dal dentro al fuori.


Le diverse strutture sono inserite all’interno di ampi spazi verdi: prati e zone alberate, piccoli giardini curati nei dettagli, come quello zen, con aceri giapponesi, collinette, cascatelle e laghetti con ponticelli di legno, sentierini che collegano le diverse zone del villaggio.


I materiali utilizzati sono quelli della natura: pietra e soprattutto legno, il materiale che per eccellenza dà senso di calore e di accoglienza, che fa sentire “a casa”.


L’équipe di operatori del Centro è internazionale, plurilingue e altamente qualificata, non solo da un punto di vista professionale ma anche da un punto di vista “umano”: possiede cioè quelle qualità di gentilezza, empatia, rispetto, attenzione e interesse che sono indispensabili se si vuole realizzare un autentico incontro con altri, tanto più se di tipo educativo e terapeutico.