capitolo ix

Voci che si intrecciano:
papà, nonni e fratellini

La lettura condivisa è una forma diversa di comunicazione, un momento eccezionale della vita famigliare.

Roberta Cardarello

Il senso di appartenenza, soprattutto nella prima infanzia, è il bisogno più importante dell’essere umano.

Willi Maurer

Voce di mamma, voce di papà. Ma anche di nonno, nonna, fratelli e sorelle, zii, cugini e baby sitter. Quante voci che si intrecciano grazie a una storia. Voci che regalano sicurezza, in se stessi e nel mondo, perché circondano il bambino di calore, di affetto, di… famiglia.

Me lo leggi papà?

Sia il padre che la madre hanno un ruolo determinante nella definizione dello stile di attaccamento a lungo termine, e pari responsabilità.

Phillip Shaver


Nei mesi dell’attesa e nei mesi immediatamente successivi alla nascita, madre e figlio vivono una profonda simbiosi, fisica ed emotiva. La madre contiene, protegge, nutre. Il bimbo vive di lei e con lei. Per stare bene, ha bisogno della mamma. E il papà? Il padre ha un ruolo molto importante. Perché è lui che accudisce e fa sentire protetta la madre. È il suo abbraccio che sostiene colei che contiene. E se è un ‘buon’ papà, presente e coinvolto, sono la sua forza e la sua serenità che possono aiutare la donna a scoprirsi e sapersi madre, a credere in se stessa e nelle proprie potenzialità. E non è poco…


Soprattutto perché oggi la madre è spesso sola ad affrontare i dubbi, le incertezze, i timori che sono frutto dell’inesperienza (per molte donne il proprio bimbo è il primo neonato che si trovano ad accudire), ma anche della grande responsabilità che si prova quando da noi dipende il benessere di un’altra creatura.


E il bambino? Il bambino impara a conoscere e amare il suo papà, ancora prima di nascere. E proprio la voce rappresenta, per loro, uno strumento di relazione privilegiato. Se il futuro papà nel corso dell’attesa si rivolge al suo piccino, cercando il contatto con il tocco (carezzando il pancione) e con la parola, entrambi – papà e bimbo – iniziano a conoscersi e a comunicare. Pongono così le basi di quel legame che con la nascita è destinato a rinsaldarsi e crescere di giorno in giorno. E ancora una volta, la voce che accompagna l’abbraccio, il contatto, le coccole, si rivela uno strumento potente. Il bimbo è ancora piccolissimo quando reagisce alla voce del papà che si avvicina, sgambettando e muovendo le braccina. E ben presto arrivano i sorrisi. E quelle risate che toccano il cuore.


La voce offre al papà infinite opportunità: può farsi ninnananna, filastrocca, frasi sussurrate, risata. E, infine, si fa storia.


Lettura condivisa, fiaba, racconti inventati lì per lì. A misura di bambino. Quindi all’inizio storie piccoline, poche parole, tante coccole. E poi man mano che il bimbo cresce, le storie crescono con lui. Nel raccontare e nel leggere entrano in scena le voci, i versi, i suoni che incantano. È la magia della voce! Il testo che accompagna le illustrazioni si fa più ricco e articolato. Il bambino è curioso, interessato, aspetta il seguito. E lo aspetta sempre con il medesimo entusiasmo, anche se già lo conosce perché quel libro o quella storia l’ha ascoltata tante e tante volte.


Raccontando e leggendo, ognuno a modo suo, seguendo le proprie inclinazioni e trovando il ‘proprio’ modo, che sarà originale perché i papà sono tutti diversi e così i loro bambini, un papà può creare consuetudini e rituali, momenti unici, momenti che per il bambino sono “io e il mio papà” e che come tali restano nel cuore e nella memoria.


Momenti felici, non tanto o non solo per la storia letta o raccontata, ma perché quella storia offre l’opportunità di stare vicini, di ritrovarsi dopo una giornata trascorsa lontani, di coltivare uno spazio ‘riservato’, da cui pensieri e preoccupazioni restano fuori. Per il genitore, uno spazio per godersi l’essere papà (e l’emozione di un bimbo che ti si avvicina con un libro: “Me lo leggi, papà?”), per il bambino uno spazio per assaporare la gioia di avere un papà che gli vuole bene.


  • Un dono per il bambino

La consuetudine della lettura condivisa cresce con i nostri bambini, si trasforma, si arricchisce, viene plasmata in base alle esigenze e alle preferenze di genitori e bimbi.


Il suggerimento è di coltivare questa consuetudine, anche se magari il papà ha poco tempo perché il lavoro lo tiene lontano da casa per buona parte della giornata o per diversi giorni alla settimana, anzi, in questi casi l’appuntamento con il libro può rivelarsi ancor più utile e prezioso. Non diciamo di no al nostro bambino che ci chiede una storia, anche se siamo stanchi per una lunga giornata di lavoro. Leggere non è faticoso, anzi! È l’occasione per sedersi comodi comodi, godersi l’abbraccio del proprio bimbo o la sua vicinanza mentre si accoccola accanto a noi, e sgombrare la mente da ogni pensiero. Facciamo felice il nostro bambino, gli dimostriamo il nostro affetto e allo stesso tempo ci rilassiamo, passiamo dalla modalità lavoro-impegni-affanni quotidiani alla modalità casa-famiglia-relax.


Per molti papà l’appuntamento con la storia è il rituale della sera.


Seduto accanto al letto del proprio bambino (o ragazzino) il papà visita insieme a lui luoghi lontani e misteriosi, affronta incredibili avventure, sfida temibili avversari, e insieme a lui si spaventa, si emoziona, si commuove, si diverte…


La sua voce offre le ali alla fantasia del bambino, lo porta lontano, gli fa scoprire il mondo (quello reale e tanti altri) e poi pian piano lo riaccompagna indietro e lo aiuta a scivolare nel sonno…


Se ci fermiamo un attimo a pensarci, se guardiamo dall’esterno quel semplice ‘quadretto’, con il babbo vicino al suo bambino, avvolti nella penombra dell’abat-jour, quanta magia in questa scena di vita quotidiana. Quanto calore…


Non sorprende che i bambini che hanno sperimentato queste sensazioni abbiano a disposizione un surplus di sicurezza e di fiducia in se stessi. Sentirsi amati aiuta a crescere più sereni e più felici (d’altronde sentirsi amati non è il desiderio anche nostro, che siamo ormai adulti?).


  • … e per il papà!

Anche se molte donne oggi lavorano fuori casa, secondo indagini e ricerche è comunque la madre il genitore che trascorre più ore con il bambino. Se poi la mamma si dedica alla famiglia a tempo pieno (o per buona parte della giornata grazie al part-time o al telelavoro), le possibilità di condividere tempo, attività e interessi sono superiori rispetto a quelle del padre che torna a casa solo a sera. Ma il fatto di avere meno tempo non può e non deve scoraggiare, anzi può essere vissuto come un incentivo per fare qualcosa con il proprio bambino, per condividere esperienze, per creare buone abitudini.