CAPITOLO ix

Il taglio cesareo

Tutta la storia

Partorire con taglio cesareo è una pratica nuovissima nella storia dell’uomo. Si tratta di un’operazione che, in alcune situazioni, può risultare necessaria e salvavita per madre e figlio; tuttavia le attuali percentuali relative al cesareo sono esagerate, molto superiori al numero di mamme e bambini veramente a rischio. In entrambi i soggetti sani un cesareo implica gli eventuali problemi legati agli interventi addominali maggiori, oltre ai rischi aggiuntivi dovuti all’inosservanza dei normali processi del parto.


Le donne sono spesso all’oscuro delle potenziali conseguenze negative, arrivando persino a credere che il cesareo sia più sicuro del parto normale. In questo capitolo illustreremo i dati medico-scientifici sulla sicurezza del parto cesareo affinché le donne propense a questo tipo di scelta – comprese quelle che hanno già subìto un cesareo – possano decidere in modo informato. Inoltre daremo indicazioni su quando il cesareo è davvero necessario.


Il primo cesareo di cui si abbia notizia risale al 1581, quando il porcaro Jacob Nufer impiegò i propri strumenti sulla moglie, in travaglio da molti giorni. Non solo l’operazione riuscì perfettamente, ma dopo di allora Madame Nufer mise al mondo altri quattro figlioli, di cui due gemelli. Si verificarono altri casi isolati nel corso del XIX secolo, per quanto il tasso di mortalità raggiungesse, allora, il 75 per cento a causa dell’inesistenza dell’anestesia, l’incuria igienica e l’assenza di cure efficaci contro le infezioni post operatorie1,2.


In genere si ricorreva al cesareo in caso di sproporzione feto-pelvica, diffusa tra le donne fino agli anni Cinquanta a causa della malnutrizione infantile che provocava rachitismo e deformità pelviche. Sebbene gran parte dei cesarei avesse luogo in ospedale vi sono evidenze di interventi domestici, segnalate da alcuni testi a partire dagli anni Trenta in cui, tra l’altro, si raccomanda l’uso di illuminazione elettrica al posto delle candele, che rischiavano di infiammarsi con le esalazioni di etere utilizzato come anestetico3,4.


I progressi nelle pratiche anestetiche e antisettiche, il ricorso alle trasfusioni sanguigne e, in particolare, la scoperta degli antibiotici negli anni Quaranta hanno contribuito a rendere il cesareo più sicuro, aumentandone le “prescrizioni”: condizioni per le quali esso viene considerato idoneo dal punto di vista medico. L’incisione del segmento inferiore (“taglio bikini”) fu descritta per la prima volta nel 1926 da John Munro Kerr, e rese l’intervento meno rischioso per i parti successivi5.


Negli ultimi decenni il tasso dei cesarei negli Stati Uniti è aumentato vertiginosamente: dal 5,5 per cento del 19706 al 22,8 per cento circa del 19937 e il 31,1 per cento del 20068. Il tasso di cesarei in Canada era, nel 2005-2006, del 26,5 per cento9 mentre in Inghilterra del 23,5 per cento10.


L’aumento di queste percentuali aggrava il sistema sanitario di oneri notevoli. I costi iniziali per questo tipo di intervento ammontano a circa 4.372 dollari per ogni cesareo primario pianificato, rispetto ai 2.487 dollari per uno vaginale11 (cifre del 2003), senza tener conto dei costi aggiuntivi dovuti alle maggiori probabilità di cure speciali per il neonato e per la riospedalizzazione della madre. Le medesime stime nel Regno Unito ammontano a 3.200 sterline per un cesareo e 1.698 sterline per un parto vaginale, incluse alcune spese per l’assistenza sanitaria nei due mesi successivi12,13.


Le percentuali relative ai cesarei sono lievitate in modo significativo anche in altri Paesi sviluppati e in via di sviluppo. Tra quelli che annoverano percentuali esorbitanti la Cina (40,5 per cento nel 2000), Messico (39,1 per cento nel 2002), Brasile (36,7 per cento nel 1996), Italia (36 per cento nel 2002), Portogallo (30,2 per cento nel 2002)14. Cifre superiori sono state registrate nel sistema sanitario privato, rispetto a quello pubblico, di Madras (Chennai) India (47 per cento del privato contro il 20 per cento del pubblico tra il 1997 e il 1999)15, Australia (40,3 per cento del privato contro il 27,1 per cento del pubblico nel 2005)16, e Brasile, dove nel 2004 il tasso registrato negli ospedali privati superava l’80 per cento17.


L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma: “Non vi sono giustificazioni perché uno Stato abbia un tasso [di cesarei] superiore al dieci-quindici per cento”18. Questo dato è suffragato da una recente analisi dei tassi internazionali di cesarei confrontati con la mortalità materna e perinatale, il che suggerisce come con percentuali oltre il 15 per cento i rischi per la madre e per il bambino superino i benefici19.