Come tutti i lutti, la perdita di un figlio, durante o subito dopo la gravidanza, è un evento molto spiacevole
che ha bisogno dei suoi tempi di elaborazione, anche se la difficoltà della nostra cultura di affrontare il lutto in quanto tale spinge spesso le
persone colpite da una perdita a ricorrere a specialisti del settore per tentare di elaborare il lutto più velocemente.
Durante la gravidanza, sia il padre che la madre iniziano a elaborare le proprie aspettative verso il nascituro: compare la preoccupazione relativa all’andamento della gravidanza, ma a prevalere sono i sentimenti positivi incentrati sulla costruzione di un nuovo assetto familiare in attesa della nuova nascita.
Con la morte intrauterina si crea una rottura delle aspettative verso il nascituro e la donna vive un’intensa esperienza di perdita. Il padre condivide gli stessi sentimenti di perdita, che però presentano manifestazioni differenti rispetto a quelli materni, infatti l’uomo tende a essere maggiormente nervoso o a rifugiarsi nelle attività lavorative. Oltretutto, il padre diviene spesso il mezzo per avere notizie sulla salute della madre e non viene considerato il fatto che egli stesso sta vivendo, a suo modo, un lutto per la morte del figlio.
La diversità di reazioni all’interno della coppia è legata anche alla fase della gravidanza in cui avviene la perdita: infatti, mentre la madre sviluppa i propri sentimenti di attaccamento sin dall’inizio dell’attesa, il padre matura il proprio sentimento di attaccamento quando compaiono i primi movimenti fetali, e concretizza il pensiero di essere padre solo dopo la nascita del bambino.
Questo fatto può essere all’origine di incomprensioni tra i coniugi che, a seconda del momento in cui avviene la perdita, sperimentano sensazioni e vissuti diversi.
Una reazione comune alle coppie che hanno subìto una perdita di questo tipo è quella di voler provare a iniziare una nuova gravidanza. Ma i sentimenti di perdita del padre vengono maggiormente accentuati proprio durante l’attesa successiva: il padre sperimenta una preoccupazione costante che ritiene debba essere nascosta alla compagna per evitare di crearle ulteriori ansie. Tali preoccupazioni si riflettono sulla sua vita sociale e lavorativa.
Il padre sente il bisogno di elaborare il proprio lutto, ma spesso non vuole rendere esplicito tale bisogno alla propria partner.
Inoltre la società impone all’uomo modelli di comportamento che lo portano a non manifestare i propri sentimenti, e per questo il futuro padre difficilmente chiede un supporto per affrontare l’ansia e la paura. L’uomo prova, quindi, sentimenti contrastanti che, da un lato, lo portano a proteggere la partner cercando di evitare di farle sviluppare nuove paure, dall’altro vorrebbe avere un supporto per i suoi sintomi che si fanno più invalidanti proprio durante la nuova gravidanza.
Per questi motivi, dopo una prima fase di elaborazione di quanto accaduto, è necessario che la coppia si rivolga a specialisti del settore, anche separatamente, per comprendere meglio le strategie che possono aiutarli a elaborare il proprio lutto, sia dopo la perdita che durante una eventuale nuova gravidanza.
La possibilità di confronto in spazi separati rispetto alla compagna consente all’uomo di manifestare liberamente i propri sentimenti di perdita e le proprie paure senza la preoccupazione di creare ulteriori problematiche alla partner. E il supporto ai padri riveste la stessa importanza del supporto alle madri.
Infine, l’eventuale comparsa di sintomi più gravi, a esempio idee suicidarie o sintomi di depressione grave o moderata, richiede necessariamente l’intervento di uno specialista.
Francesco Saverio Ruggiero, psichiatra e psicoterapeuta, Avellino