Da quando la società umana ha raggiunto quel punto del cammino verso la civiltà in cui la mera sopravvivenza non
rappresenta più la principale preoccupazione quotidiana, la ricerca dell’amore reciproco è diventata la meta più ambita, oltre che la maggiore fonte
di ansia per gran parte di uomini e donne.
Di tanto in tanto i sondaggi d’opinione chiedono agli americani qual è secondo loro il principale ingrediente della ricetta per la felicità personale. Più di nove persone su dieci collocano l’amore in cima alla lista, ben prima di denaro, posizione sociale, potere e fama. Ma sebbene la capacità di dare e ricevere amore risulti tanto desiderata e ricercata, oltre che così determinante per la nostra esistenza, sembrerebbe – in molti casi e per molte persone – altrettanto inafferrabile. Inutile citare l’evidenza delle statistiche sui divorzi, o le scoraggianti osservazioni degli esperti sul proliferare di relazioni disfunzionali per dare triste dimostrazione del fatto che molti di noi hanno difficoltà a instaurare rapporti di intimità e ad impegnarsi emotivamente. In breve, sembrerebbe che siano pochissimi gli individui dotati della capacità – tanto agognata da ognuno di noi – di vivere e mantenere una relazione d’amore.
Supponiamo che qualcuno vi dica di essere dotati, in quanto genitori, della capacità di fare a vostro figlio un regalo speciale: la capacità di amare. Supponiamo, inoltre, che vi venga svelato che tale regalo potrebbe offrirgli qualcosa in più della capacità di dare e ricevere amore; che, per esempio, saprebbe instillare in lui altre qualità, come la curiosità, la creatività, l’energia, la resistenza, la moralità, la motivazione, la perseveranza e l’autostima – qualità a garanzia di una vita felice e piena di soddisfazioni, non solo durante l’infanzia, ma anche nell’età adulta. Naturalmente nessun genitore rifiuterebbe l’offerta.
Però, come per tutti i doni magici, c’è un prezzo da pagare. Vi viene detto che il regalo deve essere offerto ogni giorno per diversi anni, che è compito vostro garantire al bambino la presenza positiva di una persona allegra e affettuosa che si prenda cura di lui e che sia sensibile e in sintonia con le sue esigenze. Vi viene anche raccomandato di assicurarvi della continuità dell’accudimento, riducendo al minimo eventuali traumi e separazioni fintanto che il bambino non abbia compiuto due o tre anni. È questo l’arco di tempo, detto periodo preverbale, che termina (in alcuni casi raggiunti i due anni di età, in altri casi i tre anni) nel momento in cui il bambino riesce a farsi capire con una certa facilità ed è in grado di comprendere i messaggi a lui rivolti, ed è quindi pronto ad affrontare i cambiamenti legati al distacco.
Non è facile fare un regalo come questo, neanche quando il genitore è presente. Ma se i contatti con la persona che si prende cura del bambino negli anni formativi sono ridotti al minimo, il dono d’amore è pressoché impossibile.