capitolo v

Cure genitoriali e cure sostitutive
a confronto

Nel capitolo IV sono stati presi in esame alcuni dei rischi a lungo termine per lo sviluppo intellettivo, emotivo e morale di un bambino sottoposto, nel periodo pre-verbale, a frequenti sostituzioni delle figure di riferimento. Nel capitolo VI verranno elencati molti dei vantaggi goduti dai bambini che hanno ricevuto un accudimento costante da parte dei genitori nei primi anni di vita – e che hanno continuato a trarre beneficio dalla loro presenza anche nelle fasi successive dell’infanzia.


Prima però occupiamoci di due esempi di accudimento genitoriale e sostitutivo che potrebbero essere definiti “adeguati”, “nella media” o “tipici”, analizzandone le reciproche differenze.


Siamo di certo tutti consapevoli che genitori e sostituti si differenziano enormemente tra di loro in quanto ad affettuosità e sensibilità, e che la capacità di ognuno di loro di entrare in sintonia con il bambino può variare di giorno in giorno. Malgrado ciò, cercheremo di descrivere due tipici esempi di accudimento tenendo a mente queste differenze. Il primo riguarda la giornata di un genitore con il suo bimbo. Il secondo invece illustra la vita di un bambino affidato a un sostituto competente e affidabile, pagato per prendersi cura di lui a tempo pieno.


È possibile rilevare alcune differenze significative tra i due tipi di accudimento adeguato, che verranno analizzate attraverso la costruzione di due scenari distinti.


Betty è contabile in una grande azienda, suo marito Robert insegna matematica in una scuola superiore di periferia. Jane, due anni, è la loro unica figlia. Betty ha lavorato fino alle ultime due settimane di gravidanza, ricevendo la miglior assistenza medica e preparandosi alla maternità attraverso letture specifiche. Insieme al marito ha frequentato i corsi di preparazione al parto organizzati dalla sua circoscrizione.


“Non avevo intenzione di glorificare la maternità o di diventare una madre perfetta” confessa, “desideravo soltanto godermi la mia bambina e offrirle una buona partenza nella vita”.


Dopo la nascita di Jane, e nonostante i sacrifici economici, Betty decide di smettere di lavorare per occuparsi di sua figlia in prima persona. Prende il coraggio a due mani e resta a casa a fare la mamma a tempo pieno fintanto che lei e Robert possono permetterselo. Quando si congeda dal lavoro dice al suo capo: “Tornerò quando Jane avrà tre anni; spero che ci sarà ancora un posto per me”.


“A volte non sono poi così entusiasta della decisione presa” confessa. “Voglio bene a Jane, desidero vederla crescere ed essere sempre con lei in tutte le fasi del suo sviluppo. Però mi manca il mio lavoro. Sono preoccupata per il mio futuro in azienda. E spesso mi sento stufa, stanca, nervosa. Ma ho fatto una scelta e intendo rispettarla fino a quando Jane non avrà tre anni”.


Betty non è una mamma da manuale. Si preoccupa delle abitudini alimentari di Jane, tanto da arrivare ad assillarla. Come la maggior parte delle madri, infatti, spesso si “fissa” su alcuni aspetti dell’accudimento, mentre per altri ha un atteggiamento più sereno. A parte tutto, desidera davvero essere una buona madre.


Sally, invece, è una tata competente, dolce e affettuosa. È la principale figura di riferimento di Randy, due anni, da quando sua madre Iris ha ripreso la sua attività in azienda a tre mesi dal parto. Sally si prende cura di Randy mentre entrambi i genitori lavorano a tempo pieno. È suo desiderio fare bene il proprio lavoro e il più delle volte le riesce.


Randy è fortunato ad avere Sally che si occupa di lui mentre la sua mamma è al lavoro. Nei due anni ha formato un legame molto stretto con lei, tanto da non temere di dipendere da Sally per avere sicurezza e consolazione. Randy è un bimbo allegro e fiducioso grazie soprattutto alle cure amorevoli e costanti riservategli dalla sua tata; non ha dovuto subire le perdite multiple legate alle frequenti sostituzioni delle figure di riferimento, scampando così all’esperienza del “carosello delle tate”. Al pari di Jane che ha sviluppato un attaccamento sicuro con la madre Betty, anche Randy ci è riuscito con Sally.


E proprio come Betty non è una madre perfetta, neanche Sally è una tata perfetta. Ha le sue giornate “sì” e le sue giornate “no”. Spesso si sente in colpa perché non è a casa quando i suoi figli, di 12 e 13 anni, tornano da scuola. Però è affidabile, efficiente e responsabile. In altre parole, Betty può essere definita una buona madre e Sally un buon sostituto materno.


Sebbene entrambe garantiscano un accudimento positivo e siano riuscite a creare un legame forte e un attaccamento sicuro con il bambino di cui si prendono cura, è possibile rilevare alcune differenze sostanziali nel tipo di accudimento adottato. A tale proposito, metteremo a confronto la giornatatipo di Jane e quella di Randy.