Prefazione

Questo che avete tra le mani è un libro “vissuto”, a più dimensioni. È fatto di passato, presente e futuro. È fatto di passato: come un albero affonda le sue radici nella terra per trarne nutrimento. Nasce infatti non solo da anni di studio, ricerche, letture, ma anche e soprattutto dall’esperienza del mio essere mamma di tre bambini, cresciuti, per quanto possibile, secondo gli usi e le tradizioni della cultura del loro papà, africano della Guinea-Bissau: allattamento a domanda e prolungato nel tempo, co-sleeping nel lettone familiare, portage sulla schiena con il bambaràn.


Nasce poi dall’esperienza di numerosi viaggi e soggiorni in diversi paesi africani, che mi hanno dato modo di osservare la grande diversità nelle pratiche di maternage nelle culture cosiddette “tradizionali” e mi hanno spinto a pormi delle domande e ad andare in cerca di risposte.


Che cosa è meglio (nel senso di più “fisiologico”) per un bebè: essere allattato a orari o a richiesta? dormire da solo in una culla o a fianco della mamma nel lettone? essere portato in giro in carrozzina o in un marsupio? E ancora, che legame c’è tra biologia e cultura? Quali sono i motivi che stanno alla base delle nostre scelte in fatto di “accudimento” dei bambini?


Le pratiche di puericultura occidentali poggiano sempre su reali basi scientifiche? La puericultura occidentale è la sola valida o non è piuttosto una tra le tante e forse neanche la migliore?


Questo libro nasce anche dall’esperienza maturata per un decennio all’interno dell’Associazione Bambaràn, che mi ha portato a contatto diretto con mamme di nazionalità e culture diverse, permettendomi di compiere ulteriori riflessioni riguardo agli stili parentali e di raccogliere le testimonianze a questo proposito di tante donne di paesi diversi.


La scoperta della nascita, proprio in quegli anni, dell’etnopediatria e dei bellissimi lavori di Small e Stork non ha fatto che confermare la validità delle mie intuizioni e supposizioni dandomi nuovi spunti per approfondire il percorso.


Mi sono ben presto resa conto che paradossalmente, proprio nel momento in cui le mamme europee stanno riscoprendo nuove modalità di relazione con i loro bambini, improntate a un contatto più intenso e ravvicinato, in cui stanno rivalutando la bellezza e i benefici dell’allattamento al seno, in cui, sempre più numerose, utilizzano tecniche di parto e maternage tipiche delle culture del sud del mondo (o anche della nostra solo 50-100 anni fa), in questo stesso momento le mamme africane, asiatiche, sudamericane immigrate in Occidente stanno sempre più perdendo valori e tradizioni tipiche delle loro culture per adeguarsi ai modelli proposti dalle società industrializzate.


Ecco perché ho pensato che fosse urgente e importante raccogliere le loro testimonianze e metterle a disposizione di tutte le mamme in modo da suscitare un dialogo e un confronto di saperi femminili riguardo al tema della maternità e dell’educazione dei bambini piccoli.


Ma questo libro ha radici che affondano ancora più lontano, che vanno a pescare nella storia di una bambina nata anzitempo, i cui primi mesi di vita sono stati segnati dall’incubatrice e dall’immancabile biberon, così in voga negli anni ’60.


Una bambina che, non per caso, una volta grande, ha deciso di diventare mamma e pediatra con uno spiccato interesse per i neonati e i lattanti e che tanto si batte nel suo lavoro perché ogni bambino che nasce abbia la possibilità di godere del contatto e del nutrimento materno.


Questo libro è intessuto di passato ma anche di presente, imbevuto della quotidianità, dell’attuale peregrinare alla ricerca di sempre nuove domande e nuove risposte.


È nel presente, nell’oggi, infatti, che la storia passata è stata dolorosamente ripercorsa tappa dopo tappa, attraverso la mente e il corpo, e riscritta per trarne nuovi frutti.


Il libro che tenete fra le mani è fatto però anche di futuro: come un albero tende i suoi rami verso il cielo. È intessuto di sogni, perché nel seme è contenuto il fiore che un giorno sboccerà nei luoghi più impensati.