CAPITOLO VIII

La mancanza di latte (ipogalattia)

Tutte le donne hanno latte? Certo che no! Ci sono donne che non hanno insulina, che non vedono, che non possono camminare, come fanno a non esistere donne senza latte? La ghiandola mammaria è un organo in più, può essere colpita da malattie, come succede al cuore o ai reni, può funzionare male o smettere di funzionare.


Quel che è impossibile è che ci siano così tante donne senza latte, come pensano in molti. Sono poche le mamme che smettono di allattare volontariamente. La maggioranza lo fa perché “ho perso il latte”, “perché rimaneva affamato”, perché “il mio latte non era buono”… Non è possibile che la metà o i tre quarti delle donne non abbia latte, non è possibile che i loro seni non funzionino. Di certo, ci troveremmo di fronte alla più terribile epidemia a cui è andata incontro l’umanità.


L’ipogalattia (scarsità di latte) dovrebbe essere una malattia tanto rara quanto qualsiasi altra, diciamo come il diabete e l’ipertensione. Pensandoci bene, dovrebbe essere molto più rara. Da una parte, la selezione naturale non agisce contro l’ipertensione. Una donna ipertesa può avere tanti figli vivi quanti una donna con la pressione normale. Invece, la selezione naturale è implacabile con l’ipogalattia: se la madre non ha latte, i suoi figli muoiono, a meno che non siano adottati e allattati da un’altra femmina (cosa rarissima in natura). È appena da un secolo che i bambini hanno imparato a sopravvivere senza il latte materno.


Dall’altra parte il diabete può averlo chiunque: una bambina, un’anziana, una donna con gravi malformazioni congenite. Ma nessuna di loro può soffrire di ipogalattia. Per rendervi conto di non avere latte, dovete prima avere un bambino. Una donna in età fertile (in teoria fra i dodici e i cinquantacinque anni, ma quasi sempre fra i diciotto e i quaranta, l’età più bella della vita), sufficientemente sana di corpo e di mente per rimanere incinta e partorire… Stiamo parlando di donne con una salute eccellente. Ed è una sfortuna che proprio il seno non funzioni. Può succedere, certo, ma è molto raro. Tanto che bisogna prima scartare tutte le altre possibilità.


Il problema è che la nostra società non ha fiducia nell’allattamento. Siamo arrivati a pensare che la normalità sia non avere latte, e che se qualcuna ce l’ha, questo è dovuto solo alla più straordinaria delle coincidenze. Quando chiedete a una donna gravida quanto tempo pensa che allatterà, difficilmente risponde in modo preciso, tipo “tre mesi” o “un anno e mezzo”. Di solito dice “quanto riesco”, “finché avrò latte”… non pensa che dipenda da lei, che possa prendere una decisione e metterla in pratica; si crede un semplice gioco del destino. Quando mia moglie allattava, le sue amiche non le chiedevano: “Come ci sei riuscita? Spiegami come si fa che anch’io voglio allattare mia figlia”. Al contrario: “Che fortuna, tu che hai latte! Magari ce l’avessi anch’io, mi sarebbe piaciuto allattare mia figlia”.


L’insicurezza è talmente grande che, succeda quel che succeda, la madre di solito pensa di non avere latte. Se il seno è vuoto è perché non c’è latte, ma se è pieno è perché il bambino non poppa, e probabilmente con tutte le ragioni, perché il latte dev’essere cattivo. Se il bambino chiede il seno molto spesso, è perché è affamato, ma se dorme molto è perché, siccome non esce niente… Se ingrassa poco ha bisogno di un biberon, ma se ingrassa molto non sarà sufficiente solamente il seno. I seni piccoli non servono, ma neanche quelli grandi. Se la mamma è stata alimentata a biberon, “è che nella mia famiglia non abbiamo latte”; ma se la nonna o la bisnonna hanno allattato sette figli: “Magari avessi il latte come ce l’aveva mia nonna, che dopo aver allattato i suoi sette figli raccolse un orfanello durante la guerra e allattò anche a lui… ma si sa, noi donne di oggi non abbiamo latte”. In conclusione, non esiste nessuna circostanza che faccia esclamare alle mamme: “Ho tanto latte!”.


Nella stragrande maggioranza delle volte, quando la mamma è convinta di non avere latte, in realtà non ci sono problemi. Statisticamente, è più facile vincere il primo premio alla lotteria di Natale che soffrire di ipogalattia. Né i seni molli, né il bambino che si sveglia durante la notte, né un aumento di peso, a detta di altri scarso, ma che in realtà è normale, né il bimbo che non resiste tre ore senza succhiare, indicano una mancanza di latte. Per pensare che esista un problema con il latte, occorrerebbe la presenza di tre fattori:

  1. Il bambino ingrassa davvero (veramente!) troppo poco.
  2. Dopo aver provato a estrarsi il latte per diversi giorni, con un buon metodo e molte volte al giorno, la madre non riesce a toglierselo.
  3. Dandogli aggiunte, il bambino ingrassa più di prima.

Se il bimbo ingrassa normalmente, significa che sta prendendo latte a sufficienza, e basta. E se il bimbo non ingrassa, ma la madre riesce a togliersi il latte, e il bambino lo rifiuta, è possibile che sia malato, ma non è questione di ipogalattia.