Se il mondo fosse quel luogo armonioso e tranquillo che ci avevano promesso, un libro per le mamme sull’allattamento materno non dovrebbe contenere un capitolo sui medicinali. Non si dovrebbe proprio nominare l’argomento. La possibilità che un medicinale che prende la madre possa pregiudicare la salute del bambino è talmente remota che non vale neanche la pena di prenderla in considerazione. È più facile vincere alla lotteria (ad ogni sorteggio vince qualcuno) che avere problemi con una medicina durante l’allattamento. E in questi casi assolutamente eccezionali, il medico che prescrive il medicinale in questione dovrebbe sapere cosa fare.
Ma il mondo è matto. I medicinali non provocano quasi nessuna complicazione durante l’allattamento; ma la paura dei medicinali (la paura dei medici e delle mamme) causa infiniti problemi, al punto tale che mi sono sentito in obbligo di scrivere questo capitolo.
Viviamo in una situazione che rasenta l’orlo dell’isteria collettiva. Lo stesso medico che prescrive una cura a un bambino senza pensarci due volte, si sente invece obbligato a consultare grossi libri e a soppesare i pro e i contro prima di dare una cura alla madre. La stessa madre che, senza vacillare, dà a suo figlio qualsiasi medicina che gli abbiano prescritto (e altre che non sono neanche state prescritte!) guarda con diffidenza quel che prescrivono a lei, verifica su qualche pagina di Internet che sia compatibile, chiede a due o tre medici prima di decidersi… Cosa sarà? Forse il medicinale è molto più tossico se viene sciolto nel latte piuttosto che preso sotto forma di pastiglia? La posologia di molti medicinali mette in guardia da presunti pericoli falsi o immaginari. Molti professionisti raccomandano lo svezzamento ogni volta che la madre deve prendere qualche medicinale comune (alcuni, credendosi moderni, non consigliano lo svezzamento, ma solo l’interruzione dell’allattamento per il tempo della cura per poi tornare ad allattare, come se fosse una cosa facile). Molte madri patiscono il dolore e la malattia senza seguire una terapia, solo perché stanno allattando. Vediamo qualche esempio:
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Maria è obbligata a svezzare perché deve assumere un antibiotico potente. La settimana successiva il suo bambino ha la febbre… e gli prescrivono lo stesso antibiotico.
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Silvia ha un’ernia al disco, soffre di terribili dolori e il suo medico le dice solamente: “Siccome stai allattando, non posso darti niente”. Dopo
tre mesi di tortura, il medico le spiega che non è più necessario che allatti, perché il suo latte “non nutre più” e le prescrive finalmente un
antinfiammatorio. Leggendo la posologia, Silvia scopre che è la stessa cura che avevano prescritto a suo figlio dopo la vaccinazione nel caso avesse
avuto febbre.
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A Lola hanno fatto una semplice radiografia al torace, e le hanno consigliato di non allattare per ventiquattro ore. Questo medico forse penserà
che, dopo la radiografia, il paziente diventi verde fosforescente, come nei cartoni animati?
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Lucia è asmatica. Negli ultimi mesi ha avuto vari attacchi lievi, che le hanno permesso di non ricorrere ad alcuna terapia. Potete immaginare cosa
significa camminare affaticandosi, dormire superficialmente, notare che ti manca il fiato, rendersi conto di ogni respiro, sapendo che tutto
potrebbe passare con uno spruzzo di inalatore e non poterlo fare? Da quattro giorni la situazione è diventata insostenibile: “Devi svezzare la
bambina in questo momento e usare l’inalatore ogni quattro ore”. Vi immaginate cosa significhi svezzare di colpo, da un giorno all’altro, una
bambina di sette mesi? I pianti inconsolabili, le nottate in bianco? Dopo diversi mesi di tortura asmatica e quattro giorni di lacerante
svezzamento, Lucia scopre che l’inalatore è perfettamente compatibile con l’allattamento, si rende conto che avrebbe potuto usarlo fin dall’inizio
senza correre alcun pericolo.
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Anna ha un’infezione urinaria. Anche se il suo medico le aveva assicurato che avrebbe potuto prendere l’antibiotico senza alcun problema, il
foglietto del medicinale diceva che “non è stata dimostrata la sua innocuità durante l’allattamento”. Così, per cautela, invece di tre pastiglie al
giorno, ne ha prese solo due. Peccato che non sia guarita l’infezione.