CAPITOLO XXI

Separazione e divorzio

Sembra che alcuni giudici concepiscano solamente una forma per condividere la custodia del figlio in caso di divorzio: week-end alterni e due settimane in estate. Qualsiasi siano le circostanze, qualsiasi sia l’età. Ho conosciuto un bambino di un anno sottomesso a tale decisione, separato dalla madre per passare il fine settimana (e dopo poco le due settimane intere) con un padre che aveva abbandonato la famiglia durante la gravidanza della moglie. È facile immaginare (anche se sembra che a molti manchi l’immaginazione) la sofferenza del bambino. Ad ogni separazione passava le prime ore piangendo e i giorni seguenti era come assente, perdeva peso, al suo ritorno si appiccicava subito alla madre oppure la rifiutava, arretrava nel linguaggio e nel livello di autonomia, si svegliava terrorizzato…


La situazione era già terribile, ma con il concetto di “custodia condivisa” è peggiorata ulteriormente. Ho visto bambini di qualsiasi età, a volte di appena un paio d’anni, obbligati a trascorrere metà settimana con la madre e l’altra metà con il padre, o una settimana a testa, continuamente, per tutto l’anno.


Alcune mamme cercano di chiarire che stanno allattando e pertanto non possono stare tanto tempo separate dal figlio. Illuse. Qualche volta, il giudice ha sentito da qualche parte che quello dell’allattamento non è un problema, che la madre può togliersi il latte e dare al padre un termos di latte congelato, e poi può anche continuare a togliersi il latte per i successivi quindici giorni di distacco e alla fine potrà riattaccare il bambino al seno come se nulla fosse accaduto. Più spesso, la madre scopre che anche il padre ha parlato della storia dell’allattamento davanti al giudice, ma con l’intenzione opposta: questa madre che allatta ancora è chiaramente pazza, sta abusando di suo figlio e gli sta provocando un trauma e una dipendenza, quindi è urgente separarli. Nella nostra società c’è ancora molta gente disposta a credere a certi ragionamenti.


Queste separazioni sono terribili per il bambino e dolorose per la madre, ma sono anche terribili per il padre. Se volete mantenere una relazione normale e amichevole con vostro figlio, credete di riuscirci in questo modo? Se ogni visita del padre è un inferno, il bambino impara a odiarlo.


Per l’amore reciproco che provavate una volta, per l’amore che dite di sentire per vostro figlio, per favore, non fatelo. Qualsiasi cosa dica il giudice cercate un accordo diverso, più razionale, più adatto alle necessità del bambino. Entrambi dovrete cedere, ed entrambi dovrete sforzarvi.


Un bambino non può stabilire una relazione solo nei fine settimana alterni. È impossibile. Ha bisogno di un contatto molto più frequente. Una o due ore al giorno, o a giorni alterni. Probabilmente, al principio, questo contatto dovrà avvenire in presenza della madre, perché alla minima separazione il bambino scoppierà a piangere e rifiuterà il padre. So che avete divorziato e che non volete vivere insieme, ma che male c’è nell’incontrarsi per poco tempo in un parco, o andare insieme a vedere uno spettacolo di marionette o di pagliacci? Durante queste ore, il padre dovrà sforzarsi per stabilire un vincolo: giocare con suo figlio, sedersi al suo fianco, cullarlo, leggergli racconti… Non cadete nell’assurda trappola di comprare il bambino con giochi e regali; ciò che il bambino vuole e di cui necessita sono carezze e parole. Con il tempo potrà iniziare a passare dei momenti da solo con il papà; la risposta del bambino e il suo comportamento vi diranno se state procedendo bene o se è ancora troppo presto. Magari il padre può andare a prendere il bambino al nido ogni giorno, portarlo a passeggio o al parco per un’oretta e lasciarlo poi a casa della madre. Verso i tre anni, se il rapporto è stato costante e soddisfacente per mesi, probabilmente il bambino sarà pronto per passare una notte con suo padre. La prima volta, siate pronti a riportarlo dalla mamma prima di mezzanotte se vedete che vostro figlio non è a suo agio, e in questo caso non riprovateci per tre o quattro mesi.


Le vacanze con il padre si possono allungare gradualmente. Verso i sei o sette anni è possibile che il bambino sia pronto a passare due settimane con il padre, ma è naturale anche che preferisca farlo per due settimane non consecutive.


C’è un libro molto interessante su questo argomento, ma al momento esiste solo la versione in inglese:


Brazelton TB, Greenspan SI, The irreducibile need of children, Perseus Publishing, Cambridge (Massachussetts), 2000.