Introduzione alla seconda edizione

I libri invecchiano presto, le idee che contengono no. Non è un paradosso.

Al pari delle foto, i libri rispecchiano una realtà che la cronaca quotidiana rende ben presto superata perché cambia il contesto, cioè il dettaglio dei fatti, anche solo dopo pochi anni. Ma le considerazioni che quei fatti hanno prodotto rimangono.


Nel caso del presente libro, esso contiene una fase importante della mia storia professionale e personale. Per molti aspetti questi profili hanno coinciso in quanto non ho mai applicato a un paziente una teoria o una pratica medica che non avrei applicato a un mio familiare. Anzi, forse è stato proprio a partire dalla mia esperienza personale che spesso è nata la necessità di rivedere la teoria e la pratica medica. Rivedere forse non è la parola più giusta, meglio sarebbe dire “rifletterci su”, “meditare”, e questo libro rappresenta proprio il frutto di tali riflessioni che intendevo condividere con genitori e lettori.


Sono stato accusato, molto spesso, di avere espresso nei miei libri opinioni fuorvianti sui vaccini e potenzialmente pericolose per la salute pubblica, in quanto molte delle idee in essi contenute costituirebbero un esplicito o implicito invito a non vaccinare e avrebbero minato la fiducia del pubblico nei confronti dell’Istituzione sanitaria. Una diminuita fiducia nei protocolli sanitari relativi alle vaccinazioni avrebbe ridotto l’adesione delle famiglie alle pratiche vaccinali in vigore, determinando un abbassamento della percentuale di popolazione vaccinata, ponendo a rischio la cosiddetta immunità di gregge.


Mi sono sempre chiesto se le persone che muovevano queste accuse ci credessero davvero, non all’immunità di gregge, ma alla pericolosità delle mie idee.


Infatti è molto più facile generare la paura di incorrere in una data malattia piuttosto che convincere della scarsa probabilità di contrarla. Le persone tendono sempre a ingigantire i pericoli quando si tratta della propria salute e di quella dei loro figli. Più che mai tendono a farlo quando stampa, televisione e istituzioni parlano di epidemie o pandemie: in anni recenti, annunci di questo tipo hanno prodotto l’assalto alle farmacie per acquistare medicinali che erano stati inquadrati per pochi istanti durante i servizi televisivi che trattavano delle terapie per contrastare una malattia dichiarata pandemica. Se l’opinione pubblica è manipolabile, lo è quasi sempre nel senso che mostra una eccessiva propensione a lasciarsi pervadere dalla paura di una qualche minaccia incombente, qualsiasi essa sia: malattia, catastrofe naturale o fallimento bancario. Lo sanno bene gli speculatori che su queste paure ci campano.


La mia è sempre stata, o almeno ha sempre voluto essere, una voce di rassicurazione sull’entità esatta dei pericoli che la nostra salute effettivamente corre. Mi piacerebbe credere di avere trovato molte persone disposte ad ascoltarmi grazie alla mia intelligenza e bravura, ma la verità è un’altra, e cioè che tantissime persone – più propense, come ogni essere umano, a provare paura che a non averne –, hanno cominciato negli ultimi decenni a nutrire un timore diverso, e cioè quello di essere raggirati. Non era neppure necessario essere troppo attenti e informati per cogliere i sintomi di un fenomeno degenerativo; bastava leggere distrattamente i giornali mese dopo mese: epidemie sbandierate ma risultate insussistenti; pandemie dichiarate ma risultate infondate; farmaci inefficaci additati come rimedi salvifici; e viceversa: farmaci salvavita venduti nel nostro Paese a prezzi inavvicinabili, e prodotti in altri Paesi a prezzi abbordabili; sistemi di malaffare nella sanità pubblica con grave danno dei pazienti in regioni di solito simbolo di efficienza e virtù produttiva; contratti secretati tra governi e società farmaceutiche; conflitti di interesse di rilievo penale tra medici e case produttrici di protesi o attrezzatura medico-sanitaria; nepotismo familiare nei primariati.


L’effetto di un sistema di questo tipo sulla fiducia della gente nei confronti della sanità pubblica è stato, inutile dirlo, devastante. Perfino recenti vicende che nulla hanno a che fare con la sanità, come il crollo di alcune infrastrutture, hanno finito per riverberarsi, in modo indiretto, proprio sull’immagine del Sistema Sanitario Nazionale. Infatti il divieto di rendere pubblici alcuni contratti è stato presentato per settimane come un innocuo dettaglio tecnico da parte di alcuni dei soggetti coinvolti, e si è rivelato, viceversa, un potente strumento di guadagno indebito per alcuni, una scoperta che a molti ha ricordato gli altrettanto segreti contratti tra produttori di vaccini e i vari governi succedutisi nel tempo.


Solo un attacco incontrollato di megalomania potrebbe indurmi a pensare che sia da attribuire alla diffusione dei miei libri anche solo una minima parte della sfiducia che l’opinione pubblica ha dimostrato in misura crescente nei confronti delle istituzioni sanitarie negli ultimi decenni. Diciamo che queste ultime hanno come minimo sbagliato strategia, non credendo abbastanza nel metodo della trasparenza per realizzare i propri obiettivi. Infatti se sei convinto di qualcosa, la rendi pubblica, non la secreti; e se sei convinto che un vaccino non abbia praticamente mai eventi avversi gravi, potenzi, non trascuri la farmaco-vigilanza per rafforzare la fiducia pubblica in quello che dici. Se c’è allarme epidemiologico, allora c’è sempre, non può venire e svanire con le ondate mediatiche che supportano la politica vaccinale, di volta in volta diversa, che i vari governi adottano. Se un medico mi propone un vaccino devo sapere che non ci guadagna nulla dal somministrarmelo, altrimenti è mio diritto sospettare sulle motivazioni che lo inducono a consigliarmelo. Se la legge italiana prevede il risarcimento per danno da vaccino, non puoi snobbare come espressione di folclore no-vax la richiesta dei genitori di sapere come, quando e perché è possibile che si verifichino questi casi, per quanto rari, a maggior ragione poi se intendi estendere l’obbligo a tutti i vaccini.


Ciò che resta invariato dunque in questo libro, a distanza di qualche anno, è un sano disincanto, l’attitudine a vagliare i problemi da punti di vista diversi, e soprattutto a esaminare anche i dati che sembrano contraddire le tesi prevalenti (che se sono così solide nulla avranno da temere), oltre alla fede, assai forte, nel fatto che veri custodi della salute siano i determinanti sociali e ambientali indicati nel documento dell’OMS del 2013, Review of determinants and the health divide in the WHO European Region: executive summary. Essi vanno ben al di là dei tradizionali fattori di rischio delle malattie o dei comportamenti individuali e includono il livello di istruzione, del reddito, dell’occupazione, dell’ambiente di lavoro e di vita, e della qualità dei servizi. Dai grafici forniti dal documento sopra citato, l’Italia occupa in genere posizioni di “metà classifica” per molti degli indicatori, ma spicca – e dolorosamente sorprende – il fatto di occupare il quinto posto per i tassi di povertà infantile, subito in coda a quattro Paesi dell’Europa orientale. Come non associare questo dato all’effettiva possibilità di contrasto delle malattie indipendentemente dai vaccini?


Molte cose sono invece cambiate rispetto alla prima edizione del libro: la libertà per i medici di dibattere liberamente certi argomenti e di esprimere posizioni non allineate; la legislazione nazionale sui vaccini; l’atteggiamento, i problemi e i quesiti delle famiglie di fronte al nuovo quadro normativo; la storia del Paese e quella personale dell’autore e dei suoi nipoti, che nel frattempo sono entrati in una fase di età e in esperienze di vita da avere indotto nei loro genitori la decisione di somministrare alcuni vaccini. Per segnalare questo distacco, ma anche ciò che nel libro rimane valido al di là del tempo, nonché (ancora una volta) per una questione di coerenza e trasparenza, ho optato per un nuovo sottotitolo: Immunizzarsi dalla paura, scegliere in libertà.


La questione alla base di questo libro, infatti, non può ridursi alla contrapposizione tra vaccini sì-vaccini no. Se così fosse, un drastico cambiamento di legislazione a favore dell’obbligo vaccinale, come quello degli ultimi anni, renderebbe questo libro obsoleto all’istante, visto che esso in merito alla vaccinazione intende proporre il diritto di scelta.


Al contrario, qualunque sia il quadro normativo di riferimento, non possiamo smettere di interessarci a questioni come quella di una politica sanitaria condotta seriamente e schiettamente nei confronti dei pazienti, senza utilizzare in modo strumentale la paura, diffondendo un’informazione libera da conflitti di interesse, ossia tale da ristabilire la doverosa fiducia tra sistema nazionale della salute pubblica e cittadino.


Un Sistema Sanitario Nazionale che sapesse garantire queste condizioni sarebbe sicuramente il metodo più efficace, oltre che il più gradito all’autore, per rendere i miei libri poco letti, e perfino inutili.