CAPITOLO IX

La salute naturale (ammalarsi ieri e oggi)

La salute artificiale

Fino a qualche decennio fa la difesa della salute riguardava per lo più le malattie infettive gravi. Il “New England Journal of Medicine”1 ha illustrato il cambiamento del tasso di mortalità e delle cause di morte nella popolazione statunitense, confrontando i dati del 1900 con quelli del 2010. Oltre all’abbassamento sostanziale, quasi della metà, del tasso di mortalità generale, possiamo costatare come le prime tre cause di morte del 1900 fossero riconducibili a malattie infettive, quali polmonite e influenza (202,2 numero di morti/100.000), tubercolosi (194,4/100.000), infezioni gastrointestinali (142,7/100.000). La mortalità per difterite era al decimo posto (40,3/100.000). Le malattie cardiache furono responsabili di 142,7 casi di morte/100.000, le patologie cerebrovascolari di 106,9/100.000, le malattie del rene di 88,6/100.000, il cancro di 64,0/100.000. Nei dati del 2010 sono scomparse dalle prime dieci cause di morte le infezioni gastrointestinali e la tubercolosi, quelle per polmonite e influenza dal primo sono scese al nono posto, con 16,2/100.000. In cima alla classifica appaiono le malattie cardiache (192,9/100.000), seguite da cancro (185,9/100.000), patologie respiratorie non infettive (44,6/100.000), malattia di Alzheimer (27,0/100.000), diabete (22,3/100.000), nefropatie 16,3/100.000), suicidi (12,2 /100.000).


Le malattie infettive acute con un decorso rapido – da cui si poteva guarire, ma tante volte anche morire – sono state sconfitte dal miglioramento delle condizioni di vita delle persone (pulizia personale, alimentazione adeguata, riduzione delle ore lavorative e maggiore disponibilità di tempo libero), dalle condizioni igieniche dell’ambiente in cui viviamo (fognature, raccolta e smaltimento dei rifiuti, acquedotti, acqua potabile disponibile nell’abitazione, stanze da bagno), e anche dalle nuove possibilità di diagnosi e cura. Le malattie cronico-degenerative, a decorso lento, sono ancora difficilmente curabili, e sono ben lontane dall’essere sconfitte. Sono aumentati gli stati cronici di non-salute. Questi non sono sempre – all’inizio – vere malattie: insufficienze di organi e apparati, lesioni parzialmente invalidanti, oppure stati di sofferenza a lento decorso e non avvertiti per anni, ma le cui conseguenze possono essere fatali. I veleni dell’aria, dei cibi, delle droghe voluttuarie come alcool e fumo, le medicine stesse hanno a questo riguardo un ruolo fondamentale nel predisporre, nel determinare e nel mantenere uno stato di non-salute. Le malattie vengono curate con sistemi talora più efficaci, ma questo significa per lo più soltanto il diritto di non morire subito: di rado significa tornare alla normalità. Il numero delle persone cronicamente non sane è aumentato negli ultimi decenni e la tendenza è verso un universo di invalidi. La cura della stragrande maggioranza di questi stati di sofferenza fisica cronica si riduce a palliativi. Si vivrà più a lungo, ma sempre più malati.