Gli effetti “aspecifici” dei vaccini
Nell’edizione precedente nel libro illustrai la mia casistica personale riguardante lo stato di salute dei bambini non vaccinati curati nel corso degli anni, da cui emerse un quadro complessivo molto soddisfacente, con poche malattie allergiche, e ancor meno patologie autoimmuni e dello sviluppo neurologico. Non la riporto per due motivi: innanzitutto perché, come già allora scrissi, sono dati personali, frutto di quasi quarant’anni di pratica da pediatra, ma non organizzati in modo tale da rappresentare un dato scientifico, e poi perché, col trascorrere degli anni, i numeri si sono ancor di più incrementati e divenuti tali da indurmi a cercare la conferma o meno delle mie osservazioni sul campo.
Uno dei motivi per cui, con altri colleghi, abbiamo costituito AsSIS, l’Associazione di Studi e Informazione sulla Salute, è il desiderio di realizzare ricerche scientifiche indipendenti sulla salute delle persone, e tra queste la valutazione degli effetti aspecifici delle vaccinazioni in un Paese con alto reddito come l’Italia. Gli “effetti aspecifici” dei vaccini (detti anche effetti “eterologhi” o effetti “off-target”) sono definiti come effetti che esulano dagli effetti protettivi specifici contro le malattie target1. Questi effetti aspecifici, se reali, teoricamente potrebbero essere:
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benefici, aumentando la protezione anche contro le infezioni causate da germi non contenuti nei vaccini o determinando un miglioramento di altri
fattori di salute;
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neutri, cioè potrebbero essere reali ma trascurabili;
- dannosi, aumentando la suscettibilità a infezioni diverse da quelle per cui si è vaccinato o per la comparsa di condizioni patologiche con effetti indesiderati per la salute.
Nei Paesi a basso reddito gli effetti aspecifici hanno evidenziato conseguenze che non è esagerato definire a volte drammatiche, con un aumento di mortalità nei bambini vaccinati per alcuni vaccini. L’ipotesi di una “immunità aspecifica” fu rilanciata negli anni ’90 nell’Africa occidentale, quando studi clinici di un nuovo vaccino per il morbillo ad alto titolo proposto in Guinea-Bissau e Senegal a partire dai 4-5 mesi di età ne dimostrarono l’efficacia, ma rivelarono un inaspettato raddoppio della mortalità tra le femmine rispetto al vaccino standard per il morbillo somministrato a 9 mesi2. Questo effetto negativo indusse a studiare altri vaccini di routine per raccogliere i potenziali effetti aspecifici o differenziati in base al sesso. Alcuni studi osservazionali rilevarono effetti aspecifici per tutti i vaccini pediatrici di routine e questo consentì di eseguire altri studi (RCT) che confermarono gli effetti aspecifici benefici dei vaccini standard per morbillo3 e tubercolosi4 contro la sepsi e le infezioni respiratorie, ma evidenziarono che i vaccinati con DTP (in particolare le ragazze) presentavano una mortalità significativamente più alta rispetto ai bambini non vaccinati con DTP5. Medesimo effetto negativo si ha con il vaccino contro l’epatite B6.
La letteratura scientifica a riguardo non è così ampia come sarebbe necesssario, data l’importanza dell’argomento. È riassunta in modo impeccabile nell’articolo di Donzelli, Schivalocchi e Giudicatti, cui rimando per gli opportuni approfondimenti (si veda nota 1, p. 317). È improbabile che gli effetti aspecifici siano del tutto assenti nei Paesi ad alto reddito.
Esistono ancora molte incognite relative agli effetti a lungo termine dei vaccini e dei loro componenti, tanto che l’Institute of Medicine statunitense – IOM (ora National Academy of Medicine – NAM) dichiarò: “In conclusione, pochi studi hanno valutato l’associazione tra l’intero programma di immunizzazione o le variazioni del programma sullo stato di salute generale, e nessuno studio ha esaminato direttamente i risultati di salute… Nessuno studio ha confrontato le differenze nei risultati dello stato di salute tra bambini completamente immunizzati e bambini mai vaccinati… La ricerca esistente non è stata progettata per testare l’intero programma di immunizzazione. La commissione ritiene che, sebbene l’evidenza disponibile sia rassicurante, non sono stati condotti studi per esaminare gli effetti a lungo termine del numero cumulativo di vaccini o di altri aspetti del programma di immunizzazione”7.
È quindi importante realizzare studi
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per confrontare lo stato di salute dei bambini vaccinati e non vaccinati,
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per esaminare:
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gli effetti cumulativi a lungo termine dei vaccini;
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il calendario di vaccinazione in relazione all’età e alla condizione del bambino;
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il carico totale o il numero dei vaccini somministrati contemporaneamente;
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l’effetto degli altri componenti dei vaccini in relazione allo stato di salute;
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i meccanismi del danno associato al vaccino.
Le disposizioni internazionali, a partire dall’OMS e dai CDC per arrivare agli organismi continentali e nazionali, non appaiono particolarmente dirette a promuovere questo genere di ricerca. Non sono in grado di comprendere i motivi per cui non si è data sinora risposta, se non parziale e insufficiente, alle indicazioni dell’IOM. Probabilmente da una parte c’è una sottovalutazione degli eventuali danni da vaccino, soprattutto a lungo termine, e dall’altra vige un controllo culturale che può essere alimentato dai problemi, già esposti in altra sede, relativi a conflitti di interesse. Se non c’è una chiara volontà di realizzare studi che confrontino lo stato di salute dei vaccinati e dei non vaccinati, il motivo è individuabile proprio nella indisponibilità stessa, ovvero, si suppone, dal pericolo che si ottengano risultati sfavorevoli.