CAPITOLO III

La strategia del catastrofismo

Vaccini “mutanti”

Non è cambiato solo il mio sguardo. Nel tempo è variato anche il fenomeno osservato, ossia le vaccinazioni, e questo cambiamento mi ha confermato nella convinzione che la strada intrapresa dalla politica sanitaria negli ultimi decenni abbia molto a che fare con le ragioni della politica e dell’economia, ma non altrettanto con quelle della sanità pubblica.


Le vaccinazioni, infatti, in principio erano rivolte verso malattie che potevano costituire un episodio grave nella vita di ciascun individuo (il vaiolo, la difterite, il tetano, la poliomielite). In un secondo tempo si sono rivolte verso malattie minori (il morbillo, la parotite, la rosolia, la varicella), per arrivare a malattie provocate da germi che rappresentano il substrato naturale nel quale siamo immersi da sempre, che sono cresciuti insieme a noi, che mutano e si modificano insieme a noi, in una sorta di co-evoluzione (pneumococco, emofilo, meningococco, virus influenzale, rotavirus, papillomavirus).


Mi accade di osservare la gente mentre compra il cibo al supermercato e penso a come sia contraddittorio il modo in cui giudichiamo ciò che è salubre per il nostro cibo e ciò che è salubre per il nostro corpo.


Se chiedessi a qualcuno che spinge il carrello della spesa come vorrebbe che fossero i prodotti che sta comprando, probabilmente mi risponderebbe: “il più possibile sani e naturali”. Ciò significa una carne senza ormoni o senza farmaci di qualsiasi tipo, polli e pesci senza antibiotici, ortaggi e frutta non irradiati per favorirne la conservazione. È su questo aspetto, del resto, che ci illude la pubblicità: uno degli aggettivi più usati, e abusati, per vendere prodotti alimentari è l’aggettivo “naturale” collegato all’idea di “sano”. E del resto, chi di noi mangerebbe volentieri la carne, il latte, le uova di animali cui fossero stati somministrati molti farmaci?


Ma quando si viene al corpo umano, le nostre esigenze di naturalità connessa all’idea di salute quasi scompaiono. Anzi, diciamolo pure, ne abbiamo una discreta diffidenza. Ai primi sintomi di influenza o di raffreddore il ricorso al farmaco dà una grande sicurezza.


Il nostro rapporto con germi e batteri fa parte di una storia più che millenaria. È grazie ad esso che la specie umana si è immunizzata, ha sviluppato meccanismi di difesa dell’organismo in modo naturale, ossia abituandolo a superare condizioni di malattia che, pur non presentando seri rischi per la salute, costituiscono delle utili palestre per il sistema immunitario. In questo senso, è del tutto naturale essere colpiti dall’influenza e dover stare a letto, così com’è altrettanto naturale avere il raffreddore. Naturale non significa piacevole, e neppure poco fastidioso, né che non dobbiamo essere tenuti sotto controllo medico e adottare tutte le misure preventive utili, dal lavarsi le mani al curare l’igiene ambientale. Significa soltanto che, per sviluppare le difese naturali, bisogna che queste difese siano messe alla prova secondo procedure che la natura ha sviluppato in noi in milioni di anni: cioè che la malattia faccia il suo corso. Se uso delle scorciatoie, e mi vaccino, posso forse ottenere qualche risultato nell’immediato, cioè posso vincere una battaglia, ma non è detto che io vinca la guerra, ossia che il mio sistema immunitario sappia poi rispondere a sfide ben più significative, in quanto abituato a una immunità artificiale data da una vaccinazione di massa che supera abbondantemente i limiti dettati dalla necessità di prevenire malattie gravi. Il costo dell’immunità artificiale può tradursi nell’aumento delle malattie allergiche e delle patologie autoimmuni, nell’alterazione dei fattori di protezione dalle malattie degenerative.


L’abuso di farmaci e vaccini determina poi un cambiamento profondo di prospettiva nella visione della nostra salute fisica. La malattia, fino a quando si presenta nelle sue forme più comuni e tipiche, ha una propria funzione nel ciclo esistenziale di un organismo. Quest’ultimo è un’entità naturale, funziona con regole messe a punto in un tempo lunghissimo, e non con quelle del nostro calendario settimanale degli impegni di lavoro o di studio. Ci affideremmo per un viaggio in aereo a un pilota che avesse fatto solo simulazioni di volo? Forse, per uno spostamento breve. Ma per una traversata transatlantica, come è la vita umana, preferiremmo un pilota collaudato. Poiché affido la difesa della mia salute all’esercito dei miei anticorpi, non basta che questi si addestrino con delle semplici esercitazioni, nel caso specifico con dei vaccini antinfluenzali. Per svilupparsi in modo efficace essi devono anche affrontare lo scontro in campo aperto, il che è esattamente lo scopo per cui li ha programmati la natura, soprattutto quando il sistema immunitario appartenga a individui giovani e quando lo scontro consista nel combattere una semplice influenza.