capitolo 11
Critiche, contrasti e fama nel mondo
Come “ammorbidire” un metodo così rigoroso?
Da alcuni Americani Maria viene accusata di essere eccessivamente gelosa del suo lavoro, di non permettere a nessuno di tenere corsi, a eccezione di Helen Parkhurst. Con lei si sviluppò uno stretto rapporto di collaborazione che tuttavia successivamente si interromperà216 al pari di quanto accadrà con altre benemerite allieve come Anne E. George di Chicago217 o Clara Grunwald di Berlino. La Montessori non custodisce gelosamente dottrine segrete: illustra anche all’esterno le sue scoperte con i bambini presentando dati, mostrando immagini e, negli Stati Uniti, proiettando anche brevi filmati oggi purtroppo perduti. Non accetta però compromessi o commistioni con percorsi educativi affini. Esige la massima precisione nella fabbricazione dei materiali sensoriali, convinta che le approssimazioni finiscano solo per generare confusione e non siano utili a nessuno. Qualcuno avanza maliziosamente il sospetto che voglia esercitare un rigido controllo sull’impiego che si fa del suo lavoro nel mondo, ma in realtà agisce così perché, a suo modo di vedere, la scrupolosa applicazione del Metodo, con il rispetto di dettagli solo apparentemente trascurabili, è essenziale per il processo di “liberazione dei bambini”.
Maria è sola al vertice e deve schivare le insidie che le provengono da più parti, perfino da chi in apparenza la sostiene e la osanna. È fortemente allarmata dai tentativi di “americanizzare” il Metodo con tutti i rischi che ciò comporterebbe: speculazioni di chi, poco o per nulla interessato ai contenuti, mira semplicemente a inserirsi nel lucroso business che si profila dietro a un’operazione di sicuro successo; il graduale ritorno alle consuete modalità di fare scuola celato dietro a un brand che ha ormai raggiunto un prestigio e una diffusione internazionale. Non manca nemmeno chi prende a imitare i materiali o li modifica a caso senza capirne la logica rigorosa che è sottesa alla loro realizzazione e che si fonda anche su valutazioni di natura fisica e matematica. C’è addirittura chi vorrebbe combinare il suo metodo con quello fröebeliano, portando i materiali sensoriali nei giardini d’infanzia insieme ai cosiddetti doni, ma piegandoli alla formula delle lezioni frontali218. In sostanza deve costantemente vigilare perché quella rivoluzione pedagogica cui ha dato avvio non venga suo malgrado vanificata219.
A rendere popolare il nome della scienziata italiana negli Stati Uniti contribuisce una scrittrice assai nota, Dorothy Canfield Fisher220, figlia del rettore della Ohio State University, la quale nel 1911, durante uno dei suoi numerosi viaggi in Europa, aveva visitato l’asilo di via Giusti a Roma restandone profondamente impressionata. Decide, pertanto, di divulgare in patria i risultati di questa straordinaria sperimentazione con una serie di scritti dedicati all’educatrice italiana. Nel 1912 vede la luce A Montessori Mother (Henry Holt, New York ristampato nel 1965 con il titolo Montessori for Parents) che viene pubblicato con l’approvazione della Dottoressa. Incoraggiata dal successo ottenuto, l’anno seguente la Fisher lancia The Montessori Manual, un testo da lei definito «unpretentious» e pensato soprattutto «to be used by mothers of young children»221. L’idea è quella di approntare un «Montessori training course in our own homes»222 che di fatto verrebbe a sostituire, non senza qualche vantaggio, a suo dire, la frequenza di una regolare “Casa dei Bambini”:
The mother has some advantages which the superintendent of the Montessori schoolroom does not have. She has the children constantly with her, and she can, if she will, turn into a Montessori exercise almost everything. The child does in the course of his waking hours.223
Ciò spiega perché la parte più consistente del volume (pp. 30-102) sia riservata all’impiego del «manufactured and home-made apparatus», cioè del materiale sensoriale, e sia corredata da una dettagliata descrizione di ventinove tipi di esercizi che i bambini possono eseguire sotto la supervisione delle madri. Ciò che il volume riflette però è un’immagine alquanto rigida e statica del Metodo che ingenera nel lettore l’impressione che esso si fondi su uno schema meccanico in realtà assai distante dal vero spirito della Montessori. In più l’idea di una dimensione domestica del Metodo è contraria all’obiettivo della sana socializzazione infantile che esso intende perseguire. La Dottoressa, che di regola evita le polemiche dirette, questa volta lamenta sul “Times” di Londra il fatto che sia uscito un volume sul proprio lavoro senza una sua supervisione.
Nel 1914 pubblica lei stessa Dr. Montessori’s Own Handbook che appare contemporaneamente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti e che in Italia uscirà nel 1921 con il titolo Manuale di Pedagogia Scientifica224. Più sintetico de Il Metodo e molto efficace nell’illustrare i materiali sensoriali e il loro uso, il volume in entrambe le edizioni reca la dedica all’amica Maria Maraini Gonzaga. Nella versione inglese la prefazione è della Montessori che, citando Helen Keller e Ann Sullivan Macy225, le presenta come “both teachers to myself – and, before the world, living documents of the miracle in education”226.
La parziale sconfessione subita non smorza l’entusiasmo della Fisher che nello stesso anno dà alle stampe Mother and Children e nel ’16 Self-Reliance. Caso unico nella storia della letteratura montessoriana, la scrittrice tenta con fortuna anche la strada della divulgazione narrativa del Metodo: lo fa attraverso due romanzi per l’infanzia leggibili con uguale profitto anche dagli adulti: The Bent Twig, del 1915, e l’ancora più popolare Understood Betsy del ’17. Sullo sfondo di vicende di fantasia vissute da personaggi fittizi vengono veicolate le conoscenze sull’educazione e sullo sviluppo umano acquisite dall’autrice durante la sua visita a Roma, calate con gusto e sobrietà nello specifico della realtà americana227.
Già nel 1915, mentre la Montessori ancora tiene corsi e conferenze negli Stati Uniti, l’iniziale successo riscosso comincia a scemare e tre o quattro anni dopo il suo astro può dirsi decisamente tramontato. Le cause furono molteplici228. Senza dubbio la stampa aveva creato aspettative esagerate e poco realistiche che molte delle realizzazioni pratiche, affrettate o incomplete, avevano deluso. Inoltre il Metodo si scontrava con l’idea, allora dominante, di un’intelligenza infantile predeterminata, misurabile con i test ed esprimibile attraverso il QI, oppure modificabile secondo il modello stimolo-risposta. Le nuove idee non potevano che suscitare forti resistenze in quei docenti poco disposti a rinunciare al pieno controllo sugli allievi e a certi rigidi criteri educativi.
Alla Montessori fu mossa anche l’accusa di privilegiare le scuole private e quelle cattoliche, ma il maggiore conflitto ideologico si ebbe su taluni princìpi della cosiddetta “educazione progressista”, il cui principale esponente era William Kilpatrick. Questi – che proprio nel 1915 era diventato professore associato di pedagogia alla Columbus University di New York – sostenne che la Montessori non apportava alcun sostanziale elemento di novità; l’accusò di ignorare la teoria del transfert e, fortemente prevenuto, demolì ogni aspetto della sua proposta229. A tutto ciò si aggiunsero una cattiva gestione del movimento, la mancanza di maestri preparati e gli scontri diretti con la Montessori che esigeva uno stretto controllo sulla qualità delle scuole230.