capitolo 14 Educazione come strumento di pace ei Paesi europei più liberi gli anni 1925 e 1926 sono assai proficui per lo sviluppo del movimento Montessori: Maria svolge senza sosta corsi in tutta Europa, va a Dublino, a Londra per il corso biennale, ad Amsterdam, a Parigi, a N Vienna e infine a Berlino, dove si ferma due mesi. Viene accolta con tutti gli onori nelle università così come nelle sedi di governo e ascoltata con grande attenzione. Già l’11 dicembre 1923 l’Università di Durham le aveva conferito la laurea honoris causa ( Doctorate of Letters ) per i suoi meriti educativi e sociali. L’evento ha per lei una sicura rilevanza, considerate le difficoltà che sta incontrando proprio in Italia 310 . A Vienna, dove la sua allieva Lili Roubiczek ha fondato nel 1921 con altre amiche una “comunità di lavoro” ( Arbeitsgemeinschaft ) e una Haus der Kinder che darà grandi frutti 311 , è ricevuta con entusiasmo dal governo socialista della città. A Dublino e a Waterford, dove si parla orgogliosamente il gaelico, l’antica lingua dell’Irlanda e della Scozia, sono invece le comunità cattoliche a dar valore alle sue indicazioni educative 312 . Si registra anche una da parte degli ordini religiosi impegnati sul versante dell’educazione dei fanciulli che si interessano al suo lavoro favorendo così l’espandersi del movimento. Ad Amsterdam, conquistata dalla semplicità dei modi e dalla serietà dei protestanti olandesi, nel ’30 Maria avvia con entusiasmo, grazie all’azione di un gruppo di genitori, una scuola secondaria intesa come proseguimento della Casa dei Bambini e della scuola elementare, già solidamente impiantate. Seguirà nel ’36 l’apertura del liceo di Rotterdam 313 . Nell’autunno del 1926 Maria viene invitata per una serie di confe-renze in Sudamerica dove si stanno notevolmente ingrandendo le co-munità di emigrati italiani. Si ferma a Buenos Aires, Cordoba, La Plata. Dopo di lei vi andranno per un anno Eda Margonari e Giuliana Sorge a consolidare il lavoro avviato. Vi apriranno anche una Casa dei Bambini che si dimostrerà subito un’esperienza molto interessante 314 . Tra il 1926 e il 1927 Clara Grunwald ed Elsa Ochs tengono a Berlino un corso di alcuni mesi: la Montessori lo inaugura con un discorso che ha forte risonanza sulla stampa. La sua è un’attività senza sosta che la porta di frequente nei più importanti centri del Vecchio Continente dove spesso riceve aiuti finanziari che le permettono di sostenere i suoi numerosi progetti. Ritorna di frequente a Vienna, ad Amsterdam e a Londra, dove nel ’27 è ricevuta a Buckingham Palace. Nel frattempo, nel tempo che riesce a ritagliare tra un viaggio e l’altro, torna in Italia. Gli onori la gratificano, ma non le fanno perdere di vista l’obiettivo che è quello di portare il mondo degli adulti a riflettere sulle condizioni dell’infanzia. Il suo distacco dagli accadimenti politici non la rende insensibile alle minacce che si vanno addensando sui cieli dell’Europa, alla preoccupante ascesa dei nazionalismi, al diffondersi delle teorie di superiorità razziale e alle gravi conseguenze della crisi economica esplosa su scala mondiale. Note Nella motivazione alla «Signora Dottoressa» vengono ricordate le tappe del suo percorso professionale, come psichiatra, direttrice della Scuola Ortofrenica, come studiosa di antropologia e di pedagogia sulla scia di Pestalozzi e Fröbel. Cf. A Centenary Anthology, 1970, cit., pp. 34-35. 310. In questa Casa dei Bambini lavorerà la giovane Anna Freud che anche nella sua successiva attività di psicoanalista conserverà di questa esperienza un vivido ricordo. Cf. E. Young-Bruehl, Anna Freud. Una biografia, Bollati Boringhieri, Torino 1993. 311. Cf. le fotografie poste a corredo del volume di Maria Montessori, The Child in the Church. Essays on the religious education of children and the training of the character, edited by Edwin Mortimer Standing,1929. 312. Altre secondarie saranno avviate in Olanda dopo la guerra: a Zeist nel ’45, a L’Aja nel ’50. 313. Notizie particolareggiate dell’esperienza si trovano nel testo di G. Honegger Fresco, Eda Margonari e Giuliana Sorge, pioniere montessoriane in Argentina, in “Il Quaderno Montessori”, XXV (2008), n. 97, Doc. LII, pp. 47-64. Il contributo è basato su documenti forniti da Ludovica Borgazzi, nipote di Eda, e su memorie di Costanza Buttafava per molti anni assistente di Sorge nei corsi da lei diretti. 314. Dove trovare le radici di tanto odio? Che cosa fare per un mondo di uomini così ciechi e violenti? È la domanda assillante su cui Maria riflette. Certamente è fondamentale il contributo offerto dalle nuove strategie educative, completamente diverse da quelle finora in uso e dotate di un potenziale tale da cancellare la convenzionale immagine del figlio-allievo capriccioso, disubbidiente, ribelle, pigro, incapace, da “ri costruire” passo dopo passo ricorrendo a un contorto gioco alternato di premi e di castighi, di lodi e di ricatti. È esattamente il sistema dispotico che le cui premesse sono da ricercare nel vissuto individuale dei fanciulli, nel loro milieu insomma, su cui la studiosa rifletteva da decenni 315 . Maria si stupisce del fatto che si esiti tanto a identificare la radice primaria dell’odio che induce gli esseri umani a scatenare ovunque quegli «infanticidi differiti» che sono le guerre in un sistema che perpetua attraverso le generazioni la tragica lotta tra adulto e bambino, risieda? È così che, con il suo specifico linguaggio, comincia a parlare di pace. Lo fa nel marzo 1932, quando è invitata a Ginevra dalla Società delle Nazioni, la prima organizzazione internazionale creata nel 1920 per raggiungere un equilibrio pacifico tra i popoli. In alcune frasi della sua relazione risuonano accenti di profezia: La crisi di cui siamo testimoni […] può essere paragonata all’inizio di una nuova era biologica o geologica in cui nuovi esseri, più evoluti e perfetti compaiono, mentre sulla Terra si realizzano nuove condizioni di vita. Se perdiamo di vista questa situazione, ci troveremo immersi in una catastrofe universale […]. Se, allo scopo di distruggere qualcun altro, gli uomini useranno cieca- mente forze cosmiche senza conoscerle, il risultato sarà presto raggiunto […]. L’umanità oggi è come un bambino abbandonato, perduto in un bosco, spaventato dalle ombre e dai misteriosi rumori della notte. Gli uomini non realizzano con chiarezza quali siano le forze che li trascinano nella guerra e per quale ragione appaiano inermi contro di esse 316 . Note Cf. al riguardo M. Montessori, Influenza delle condizioni di famiglia sul livello intellettuale degli scolari. Ricerche d’igiene e antropologia in rapporto all’educazione, in «Rivista di filosofia e scienze affini», VI (1904) vol. II, 3-4, settembre-ottobre, pp. 234-84. 315. In E. Mortimer Standing, Maria Montessori. Her Life and WorkStanding commenta: «Se solo si pensa all’atomica, il discorso non apparirà così visionario». Il testo di Standing probabilmente riporta in forma compendiata le parole della Montessori e per questo motivo potrebbe non essere del tutto fedele. La traduzione è di Grazia Honegger Fresco. 316. All’umanità, dunque, non è offerta alcun’altra via di salvezza se non quella che risiede in un diverso modo di preparare alla vita gli uomini di domani e in un’educazione alla nonviolenza praticata fin dalla più tenera età. Occorre, dunque, pensare alla formazione del bambino come a uno strumento primario di pace. Maria comincia a proclamarlo in ogni paese libero rimasto nel Continente. Lo ripete in Francia, in Svizzera, in Danimarca, in Olanda e in Inghilterra. La sua idea di fondo è che gli esseri umani subiscano l’oscuro fascino della guerra perché fin dai primi anni di vita, all’interno della famiglia e della scuola, sperimentano molteplici forme di intolleranza e di aggressività. Questa umanità che nega le forze migliori dei suoi figli e ne accresce risentimenti e senso di rivalsa è ormai in gravissimo pericolo, afferma ripetutamente Maria fin dai primi anni Trenta. Il suo appello è un grido d’allarme lanciato nel momento in cui fascismo e nazismo dilagano in tutt’Europa: Mussolini e Hitler hanno stabilito nei loro paesi ferree dittature, ma anche Franco in Spagna, Salazar in Portogallo, Horthy in Ungheria, Metaxas in Grecia. La diffusione dei movimenti di ispirazione fascista è tale che nel dicembre 1934 viene addirittura celebrato un congresso fascista internazionale a Montroux, in Svizzera, cui partecipano rappresentanti di tredici nazioni. Nell’aprile dell’anno seguente ne sarà organizzato un secondo nella medesima località elvetica. In quegli anni, però, comprendendo gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia, il Sudafrica, cinque paesi asiatici e sei latino-americani questo genere di organizzazioni salgono a trentanove. Sul versante ideologico opposto lo stalinismo ha sopraffatto qualsiasi forma di libertà in Russia. Porre fine alla lotta tra adulto e bambino Édouard Claparède Pierre Bovet, sperienze innovative di quegli anni, decide di inserire il suo intervento nelle proprie pubblicazioni. Nel 1932 si svolge a Nizza il IV Congresso di The New Education Fellowship (NEF), l’Associazione per l’educazione nuova, che accoglie i fermenti più innovativi in fatto di pedagogia. I montessoriani sono presenti con un loro congresso che si affianca a quello della NEF: è la seconda volta che accade 317 . Qui Maria riprende il tema del rapporto tra educazione e pace e lo svolge con tale efficacia che Adolphe Ferrière 318 , che fu, insieme a e a fondatore del prestigioso Bureau International d’Education (BIE) di Ginevra, che raccoglie tutte le e Ancora una volta Maria è “impertinente”, come quando, giovane donna medico, ha fatto scuola ai bambini svantaggiati o ha insegnato ai maestri. Lo dichiara lei stessa nell’opuscolo edito dal BIE: Invitare qualcuno a parlare della pace potrebbe sembrare un fenomeno del tutto inconsueto per il nostro tempo, poiché oggi si pensa che nessuno sia qualificato a parlare su un determinato soggetto, a meno che non sia uno specialista della materia. Per questioni di importanza molto minore si ha la consuetudine di scegliere soltanto gli oratori che dimostrino in proposito una speciale competenza. Chi si sognerebbe di chiedere a un matematico di fare una critica dell’arte moderna o a un uomo di lettere di esporre la teoria della radioattività? E tuttavia se si paragonano questi problemi a quello della pace, quale valore possono avere anche i più sublimi rami della scienza? È dalla pace che dipende la vera vita delle nazioni; forse dalla pace dipendono il progresso o la decadenza dell’intera nostra civiltà. 319 In un capitolo del volume Educazione e pace intitolato «La lotta fra l’adulto e il bambino» denuncia la minaccia costante rivolta alle forze originarie del bambino 320 . La definisce «una forma sacrilega di schiavitù» e ribadisce il nesso tra educazione e responsabilità sociale: Il bambino che non ha mai imparato ad agire da solo, a guidare le proprie azioni, a governare la sua volontà, divenuto adulto si fa facilmente dirigere e deve sempre appoggiarsi agli altri. Società delle Nazioni Al termine della sua relazione auspica che la e le associazioni per la pace diventino il centro di un nuovo orientamento per l’umanità. Dopo Nizza, è invitata a Bruxelles dove ai primi di settembre del 1936 si svolge il “Congresso europeo per la pace” indetto da politici inglesi. Maria interviene con un testo dal titolo Per la pace . È un’ulteriore occasione per mettere in guardia dai catastrofici effetti degli imperialismi e dei conflitti che ne conseguono: I popoli vinti sono divenuti un pericolo, un peso, un ostacolo per i vincitori, i quali hanno dovuto occuparsi di risollevarli e aiutarli. Un popolo vinto è oggi una malattia per l’umanità. L’impoverimento di uno non fa la ricchezza di un altro, ma il decadimento di tutti. […] Tutti noi formiamo un solo organismo, una Nazione Unica che fu l’inconscia aspirazione spirituale e anche religiosa dell’anima umana. 321 A Copenaghen, nell’ospitale Danimarca, nel maggio 1937 Maria pronuncia una conferenza sullo stesso tema del Congresso – il sesto – che avrà luogo nell’estate seguente: “Educate per la pace”: Io non discuto sull’opportunità degli armamenti, non entro nella questione politica, dico soltanto che la vera difesa dei popoli non può poggiare sulle armi […]. Perché l’educazione costituisca veramente la salvezza dell’umanità e della civiltà, non può mantenersi nei limiti e nella forma che oggi presenta […]. L’educazione, com’è oggi intesa, incoraggia gli individui all’isolamento e al culto dell’interesse personale. 322 Il testo di questo suo discorso si trova – insieme alle altre sei conferenze da lei tenute al congresso di Copenaghen – nella raccolta Educazione e pace, edita da Garzanti 1949 in occasione della candidatura al Nobel. Lo stesso volume comprende anche tre conferenze svolte presso la “Scuola internazionale di filosofia” di Amersfoort in Olanda nel 1937 su L’importanza dell’educazione per la realizzazione della pace e un’ultima del 1939 presso l’“Unione mondiale delle fedi” a Strand, nei pressi di Londra, sempre con lo stesso titolo, come un comando insistente: Educate per la pace 323 . Dopo la dissennata ecatombe della Prima Guerra Mondiale, che aveva lasciato cicatrici profonde e mai rimarginate, ecco alle porte un nuovo conflitto di cui non si possono prevedere le conseguenze (si sarà del tutto impreparati all’orrore in cui ben presto ci si troverà a vivere). Nel presentare la raccolta, la nota editoriale rileva giustamente che «non il problema politico, ma il problema umano della guerra la colpisce, così come nella giovinezza l’aveva investita il problema dell’infanzia» 324 . Di particolare attualità risulta oggi la seconda conferenza di Amersfoort, dal titolo La Supernatura e La Nazione Unica , da cui emergono due rilevanti concetti-guida: da un lato il mondo costruito nei suoi cinquemila, seimila anni di storia dalla specie umana a spese della biosfera, la Supernatura, e dall’altro, l’umanità vista come «un solo organismo», la Nazione Unica, verso la quale attraverso lotte, guerre, oppressioni, ma anche coraggiose iniziative, ci stiamo malgrado tutto avviando. L’unità, per la quale non siamo ancora pronti, verrà nelle prossime generazioni, sosterrà più volte Maria con ispirata certezza. L’intima unità di tutto il genere umano è un nuovo, utopico concetto che Maria riprenderà in interventi successivi. Intanto per gli innumerevoli allievi diffusi in tutto il mondo i congressi pressoché annuali sono un’importante occasione di confronto, di aggiornamento, di discussione e, soprattutto, rappresentano l’opportunità di ascoltarla ancora dal vivo. Generalmente si svolgono d’estate proprio per consentire la massima partecipazione possibile 325 . Note I precedenti incontri della NEF, sempre a carattere internazionale, si erano svolti a Calais nel 1921, Helsinki nel 1925, Helsingor nel 1929. A quest’ultimo - nel castello di Elsinore (detto di Amleto) - i Montessoriani parteciparono in così gran numero, che lo considerarono il loro primo vero congresso. Nell’occasione venne fondata l’AMI. 317. Lo svizzero Ferrière, che da giovane aveva lavorato nella scuola sperimentale di Hermann Liedz a Hilsenburg e a Haubinda, manifestò sempre grandissima stima nei confronti della Montessori, come, testimoniato dal figlio di Ferrière a Harold Baumann che fu per molti anni presidente della sezione AMI della Svizzera tedesca a Zurigo. 318. M. Montessori, Educazione e pace, Garzanti, Milano 1949, p. 13. In tale edizione i concetti sono gli stessi dell’opuscolo del BIE, ma si perde il suo stile diretto, ricco di esempi. Si tratta comunque di un testo da lei rivisto e approvato. 319. Ivi, pp. 14 e ss. 320. Ivi, p. 30. 321. Ivi, p. 37. 322. La Montessori ha sempre parlato di “educazione e pace” nel senso di “educare nella pace”, di assimilare comportamenti pacifici essendo stati immersi fin dai primi anni di vita in un clima libertà, responsabilità e nonviolenza. Diversa è invece l’espressione “educare alla pace”, se intesa come una “materia” da apprendere, un obiettivo esterno alla persona. 323. Personalmente ritengo che tale nota (ivi, p. V-VII) - per il suo carattere vivace e informale - sia stata scritta da Sofia Garzanti, moglie dell’editore: donna molto colta, conosceva bene la dottoressa, si era adoperata per la riedizione delle sue opere dopo la guerra e ne aveva personalmente seguito il lavoro redazionale. Inoltre aprì a Milano, in via Milazzo 7, una grande e bella Scuola Montessori (3-12 anni), tuttora attiva e molto nota nella città. 324. Di seguito si riportano le date e i temi affrontati nei Congressi internazionali a partire dagli anni Trenta. Nel 1933 ad Amsterdam ebbe luogo il terzo sul tema “Rinascita spirituale dell’uomo”; il quarto si tenne a Roma nel 1934 (vi partecipò anche Piaget) e trattò di “Deviazione e Normalità”; il quinto a Oxford nel 1936 e approfondì “Il bambino e la società”; il sesto a Copenaghen nel 1937 ebbe il suggestivo titolo “Educate per la pace”; il settimo a Edimburgo nel 1938 verté su “L’educazione del bambino come chiave di riforma della società”; l’ottavo - il primo dopo la guerra - si celebrò a Sanremo nel 1949 e sviluppò “La formazione dell’uomo nella ricostruzione mondiale”; infine il nono fu celebrato a Londra nel 1951, un anno prima della morte della Montessori, e rifletté su “Educazione come aiuto allo sviluppo della psiche”. I congressi sono continuati dopo la sua morte. 325. Dopo la guerra, un Nobel per Montessori? Il secondo immane conflitto si conclude con la sconvolgente tragedia di Hiroshima e a Nagasaki. invitata dal Governo a ristabilire l’Opera Montessori e a riorganizzare le sue scuole. Viene nella . l’Educational Institute of Scotland le conferisce il titolo di “honorary Fellow”, l’Università di Amsterdam il dottorato . A Parigi ha ricevuto la croce della Légion d’Honneur e Giuliana, la regina d’Olanda, l’ha insignita dell’ordine di Orange-Nassau. La fondazione svizzera Pestalozzi le assegna l’omonimo Premio Mondiale e a New York riceve la medaglia d’oro dell’Esposizione Internazionale Femminile. In Italia viene sostenuta la sua candidatura al premio Nobel per la pace. A promuovere questa iniziativa è Maria Jervolino , presidente della rinata Opera Montessori, insieme ad alcuni intellettuali e amici influenti appartenenti soprattutto all’ambiente diplomatico, quali il ministro Carlo Sforza e l’ambasciatore italiano a Londra Tommaso Gallarati Scotti. Temibili concorrenti sono la Croce Rossa e la Fondazione Bernadotte, entrambe appoggiate dagli Inglesi. Tra l’altro il prevalente maschilismo non lascia ben sperare. Le principali testate nazionali scendono in campo a sostegno della Montessori e ciò che viene scritto dimostra quanto l’attività che svolge, nonostante la sua lunga assenza dal Paese, sia stata percepita nel suo significato più profondo. In un articolo del 1949 Vittorio Gorresio, autorevole giornalista de «Il Corriere della Sera», scrive: Maria torna in Italia con Mario solo nel maggio 1947, ricevuta con grande onore dai rappresentanti dell’Assemblea Costituente sede istituzionale più alta, quella del Parlamento Il suo impegno instancabile nel ribadire il primato della nuova educazione ai fini di un mondo meno autodistruttivo ha già ottenuto illustri riconoscimenti: honoris causa 326 Nessuno ignora la benemerenza di queste due istituzioni. Ciò non significa però che abbiano dato un contributo alla causa della pace; anzi ambedue presuppongono l’esistenza della guerra. La Montessori è in altra condizione, [ ] “crea” la pace». perché 327 Anche Giampietro Dore, giornalista de «Il Quotidiano», alla domanda a quale titolo una pedagogista possa aspirare a un tale riconoscimento, risponde che la Montessori, più che pedagogista, è la scienziata che ha promosso una scienza della pace, mediante un’educazione senza violenza fin dalla nascita. Il Nobel del ’49 alla fine andrà a John Boyd-Orr, fisiologo britannico, esperto di alimentazione e primo Direttore generale della FAO. Nei due anni seguenti la Montessori riceverà altre candidature. In una lettera a Giuliana Sorge, scrive che sarebbe contenta del premio: finalmente la gente si accorgerebbe dei bambini, dell’urgenza di trattarli in modo diverso e di modificare i sistemi scolastici. Invece nel 1950 il premio è assegnato a Ralph Johnson Bunke, politico americano e funzionario dell’ONU; e nel 1951 a Léon Jouhaux, sindacalista francese, già delegato alla Società delle Nazioni. Entrambi sono personaggi che non hanno “prodotto” pace, ma “riparato ai danni della guerra”. Il fatto che si tratti di uomini non meraviglia affatto: su circa seicento premi attribuiti in cento anni, quelli assegnati alle donne nei vari settori non arrivano a cinquanta. Tra l’altro la Montessori parla di infanzia, tema che, malgrado tutti i sentimentalismi e le tante dichiarazioni di intenti, non ha mai ricevuto un ascolto reale. Non a caso Maria insiste sulla «questione sociale del bambino», si fa anzi promotrice di un «partito sociale del bambino» e di un Ministero dell’Infanzia, progetti scaturiti dal VI Congresso del 1937 cui avevano aderito montessoriani di varie nazioni e fedi religiose. Si arriva anche a individuarne un possibile centro operativo a L’Aja per tre motivi: perché gli olandesi hanno assunto un chiaro impegno a favore della pace tra i popoli; perché la città è sede della Corte permanente internazionale di giustizia e, infine, per l’azione svolta da Guglielmina d’Olanda – nella sua duplice veste di madre e di regina – nei confronti dei problemi dell’infanzia. Naturalmente la Seconda Guerra Mondiale annullerà ogni possibile iniziativa. 328 Negli anni Novanta Ursula Thrush 329 solleciterà presso gruppi montessoriani di vari Paesi una raccolta di firme per il conferimento postumo del premio Nobel. Iniziativa del tutto inutile dato che, in base al regolamento, qualunque Nobel viene assegnato solo a viventi. Note Maria De Unterrichter Jervolino, di origini altoatesine, esponente politica democristiana, in Parlamento fin dall’Assemblea Costituente, ha svolto un ruolo importante nella diffusione a livello culturale del pensiero Montessori. 326. Riportato da C. Grazzini, Un’occasione perduta. Note in margine alla candidatura di Maria Montessori al Nobel per la pace, ne «il Quaderno Montessori», XIX (2002) n. 74, Doc. XXXVI, pp. 59 e ss. Camillo Grazzini è stato uno dei più attenti collaboratori di Mario Montesano Montessori nel Centro Internazionale Studi Montessoriani (CISM) da lui fondato a Bergamo per la preparazione dei maestri di bambini dai sei ai dodici anni. Grazzini è stato per cinquant’anni direttore del Centro svolgendo annualmente corsi molto approfonditi sotto la guida di Mario Sr. Il suo lavoro è oggi continuato dall’inglese Baiba Krumins Grazzini. 327. Cf. «Bulletin of the AMI», I, 1. 328. Di origini ungheresi, Ursula Thrush aveva conseguito il diploma Montessori per la Casa dei Bambini in Gran Bretagna e per la scuola elementare presso il CISM di Bergamo nel 1967. Dopo il suo trasferimento negli Stati Uniti aprì nel 1972 a San Francisco la “Maria Montessori School of the Golden Gate”, un istituto scolastico per bambini e adolescenti cui era affiancato un “training centre”. Fu l’unica istituzione a realizzare un vero Erdkinder. Nel 1982 fondò un “Montessori Institute, Childcare in Workplace”, mentre con un gruppo di montessoriane aveva preso a viaggiare da un continente all’altro per dimostrare come con cartelloni e “strisce storiche” «l’educazione cosmica, preparata fin dalla Casa dei Bambini, sviluppata nella seconda infanzia, riscoperta su altri piani nell’adolescenza come ricerca di armonia tra i viventi, sia un forte strumento di pace, degno di un Nobel». 329.