Ma sareste sorpresi se vi dicessi che la maggior parte di quello che chiamate “gioco” è in realtà un lavoro. Gli adulti pensano al gioco come a
un’occupazione senza scopo che rende i bambini felici e li tiene lontani dalle monellerie, eppure, quando i bambini sono liberi di giocare per conto
proprio, ben poche delle loro attività sono senza scopo. I bambini hanno un forte istinto all’autodifesa e poiché gli adulti non comprendono il loro
lavoro, spesso nascondono con notevole astuzia l’importanza di ciò che stanno facendo quando le madri pensano che stiano solo giocando.
C’è una cosa a cui la maggior parte dei genitori crede fermamente: che il lavoro sia duro per i bambini e che solo un gioco privo di scopo sia facile e
naturale. Perciò, quando vedono piccole sopracciglia corrucciarsi sulla pagina di un libro, mentre il bambino cerca con tutte le sue forze di imparare,
dicono che sta lavorando ed è ovvio che il lavoro sia difficile. Ma se potessero vedere lo stesso bambino in una delle nostre scuole mentre traccia il
contorno di una serie di lettere sagomate in legno e riconosce poi le lettere a vista, sistemandole in modo che formino delle parole, sorridendo fra sé
e sé, soddisfatto e deliziato, allora non lo chiamerebbero lavoro. “Sta imparando” direbbero, “ma è così felice che pare ovvio stia anche giocando.
Eppure imparare dovrebbe essere difficile. È tutto molto confuso!”