seconda parte

Offrire un riscontro

ANZICHÉ LODARE

Gli insegnanti Montessori adorano aiutare i bambini a costruirsi una propria sicurezza e una propria individualità, a imparare come accettarsi per ciò che si è, e cosa ci fa stare bene del modo in cui si trattano le altre persone.

Sin dagli anni ’70 e ’80 si è avuta una grossa spinta alla lode dei genitori rivolta ai figli come motore dell’autostima. Per questo si sente spesso dire “bravo!” ,“brava!”, “ma sei bravissimo!”. In olandese esiste persino una locuzione: “goed zo”. Lo diciamo in risposta a tutto, lodiamo i bambini per i disegni e i dipinti, per quando tirano lo sciacquone, li applaudiamo e ogni sforzo fisico viene considerato una prodezza e un trionfo.

Lodi di questo genere sono motivatori estrinseci che non vengono dall’interiorità del bambino.

Alfie Kohn ha scritto un articolo molto utile, Cinque buone ragioni per smettere di dire “bravo!”, nel quale sottolinea che:
  • la lode può servire di fatto a manipolare i bambini quando la utilizziamo come strumento di negoziazione per motivarli;

  • può creare dipendenza;

  • rischia di privare della gioia perché il bambino si rivolgerà a noi per sentirsi rassicurato anziché sperimentare la gioia del risultato raggiunto;

  • i bambini tendono a diventare meno motivati quando fanno qualcosa per ricevere una lode, in quanto vengono privati della motivazione intrinseca, del significato che quella cosa potrebbe avere per loro;

  • la lode può abbassare il risultato: quando un’attività è legata alla pressione della prestazione, l’interesse o il piacere del bambino scemano, oppure il bambino inizia a correre meno rischi.

Gli insegnanti Montessori credono invece che un bambino impari a comportarsi se lo aiutiamo a sviluppare la sua motivazione intrinseca, il suo radar interno che gli dice se qualcosa è giusto o sbagliato, e li aiuta a riconoscere cosa aiuta o ferisce se stessi e gli altri.

Anziché lodare, possiamo…
All’inizio saremo stupiti dal numero di volte in cui ci sorprenderemo a dire “bravo!”;
e nel momento in cui ne diventiamo consapevoli possiamo scegliere di cambiare.
La guida migliore per trovare delle alternative è pensare cosa diremmo a un altro adulto se dovessimo fornirgli un riscontro.

Ecco alcune idee lette per la prima volta nel libro di Adele Faber ed Elaine Mazlish, Come parlare perché i bambini ti ascoltino & come ascoltare perché ti parlino. Quello che amo di questi suggerimenti è che permettono al bambino di conoscere più nello specifico ciò che apprezziamo del loro lavoro, offrendogli al contempo un vocabolario molto più ricco che non un semplice “bravo!”.