essere adulto Osservazione ome abbiamo visto nel capitolo 5, l’osservazione è uno strumento Montessori che le C insegnanti usano molto. Abbiamo detto che è possibile fare osservazioni oggettive anche a casa, per liberarci del giudizio, del biasimo e di altre forme di analisi. La includo di nuovo in questo capitolo perché può aiutarci a: mettere da parte il giudizio sulla situazione, impedendo che il comportamento del bambino faccia scattare delle molle dentro di noi, così che possiamo rispondere anziché reagire (invece di: “Fa sempre cadere la ciotola sul pavimento”, osserviamo: “La ciotola è caduta sul pavimento”) vedere nostro figlio in modo davvero obiettivo con sguardo vergine essere più presenti e notare maggiori dettagli sul bambino e il mondo che ci circonda rinvigorire il legame con nostro figlio mentre vediamo le cose dalla sua prospettiva e lo comprendiamo molto meglio Se ci sentiamo nervosi, possiamo prendere un quaderno e osservare. Se abbiamo le mani occupate, possiamo cercare di osservare senza scrivere. Restiamo lontani dall’analisi e godiamo il momento presente osservando nostro figlio. RIEMPIRE IL NOSTRO SERBATOIO EMOTIVO E QUELLO DI NOSTRO FIGLIO Abbiamo tutti un serbatoio emotivo, si riempie quando ci sentiamo protetti, al sicuro, amati e accettati. È necessario rabboccarlo di continuo, se lo trascuriamo diventiamo più reattivi. Siamo responsabili del riempimento del nostro serbatoio, dobbiamo trovare modi per aver cura di noi stessi e per assicurarci di ricevere tutto l’aiuto e il sostegno di cui abbiamo bisogno. I nostri partner non sono i soli a poterci aiutare in questo caso. Con un briciolo di creatività, possiamo immaginare molti modi di riempirlo. Alcune idee: farci una tazza di tè o di caffè ascoltare della musica avere una conversazione tramite Skype con i nonni uscire invitare gli amici a pranzo o a cena preparare qualcosa in forno organizzare una notte fuori (da soli, con il nostro partner, con gli amici) fare uno scambio con un’amica per guardare i bambini Quando il nostro serbatoio è pieno, è più facile riempire quello di nostro figlio. Il modo più semplice di riempire il serbatoio del bambino è creando un’unione, facendogli sentire un senso di appartenenza, importanza e accettazione come abbiamo visto nel capitolo 5. Possiamo trascorrere del tempo leggendogli dei libri, facendoci le coccole in pigiama, ridendo. Questo riempie il serbatoio di entrambi e aiuta il bambino ad essere più ricettivo e meno reattivo nel corso della giornata. RALLENTARE Andare piano è uno strumento che possiamo usare nella nostra vita quotidiana per facilitarci la convivenza con un bambino piccolo, con i più grandi e con la nostra famiglia. Andiamo di corsa, spesso preoccupati di non fare in tempo per qualcosa, eppure so quanto di più si riesce a fare ogni giorno quando si rallenta e si usano tutti i sensi: odorare la pioggia nell’aria prima di una tempesta, sentire il vento sulle guance mentre vado in bici per la città, assaporare e gustare ogni boccone di cibo anziché mangiare di fretta e così via. Dovremo immaginare cosa è davvero importante per noi e cosa invece dovrà aspettare o non accadere affatto. Per me, andare piano significa cose come: sedermi per una tazza di tè quando torno a casa da scuola anziché iniziare subito con le innumerevoli incombenze che mi aspettano mettere un po’ di musica per rendere più ricco quel momento cucinare cibo integrale e apprezzare tutto il processo di preparazione, ricordando di gustare i sapori mentre mangio non mettere troppe cose in calendario per non dover correre da una all’altra dire molti “no”, così posso dire più “sì” alla mia famiglia e agli amici e, qualche volta, al divano essere selettiva sui progetti di lavoro, scegliere solo cose che mi piacciono e che avranno un notevole impatto sulla mia vita leggere ogni sera un fine settimana di viaggio in posti nuovi e nella natura per ricaricarmi e soffermarmi di più su una singola impressione anziché dover vedere tutto (più semplice è, meglio è) Il bambino piccolo apprezzerà il nostro ritmo più lento, sarà più facile per lui assorbire ciò che lo circonda. Ecco alcuni esempi. Quando è il momento di vestirsi, prima facciamolo provare, poi, se ha bisogno di aiuto, interveniamo per far vedere come si fa, usando movimenti lenti e precisi. Rallentiamo quando facciamo vedere a nostro figlio come trasportare un cestino o un vassoio; usiamo due mani così ci riuscirà anche lui quando proverà. Spostiamo con lentezza le sedie usando due mani. Quando cantiamo insieme, cantiamo e facciamo i gesti con lentezza; questo dà il tempo al bambino di elaborare e forse di unirsi a noi nel canto o nel ripetere i movimenti. Se gli chiediamo di fare qualcosa, come sedersi a mangiare, contiamo a mente fino a dieci prima di ripetere, per dargli il tempo di elaborare la richiesta. Andiamo piano anche quando incoraggiamo la curiosità del bambino (si veda capitolo 5); andare al suo ritmo, accelerare di meno, risparmiare tempo per giocare ed esplorare. Per maggiori idee, io ho apprezzato molto il libro di Carl Honoré, . Elogio della lentezza Non è affatto scientifico, è il semplice tentativo di una persona di sperimentare generi diversi derivati dalla filosofia del movimento lento. Attenti allo Il capitolo finale spoiler! è il mio preferito, conclude dicendo che la cosa ideale è andare piano quasi sempre, così quando è necessario sbrigarsi il bambino sarà più accomodante. Un’ultima cosa. A meno che nostro figlio non si trovi in pericolo, di solito c’è abbastanza tempo per contare a mente almeno fino a tre prima di reagire a qualsiasi situazione. Facciamo finta di essere Maria Montessori che conta i grani del rosario prima di precipitarci a dare il nostro aiuto. Andiamo piano. Ci aiuterà a rispondere anziché reagire.