Quando mio figlio aveva un anno lessi il libro Come parlare perché i bambini ti ascoltino & come ascoltare perché ti parlino (vi ho già fatto riferimento diverse volte fin qui, se mai aveste dei dubbi sull’importanza che ha avuto e continua ad avere per me).
La più memorabile scoperta per me fu il capire che noi genitori non dobbiamo precipitarci a risolvere ogni problema del bambino. Piuttosto, dovremmo essere lì a sostenerlo, a fargli da cassa di risonanza, ad essere per lui un luogo sicuro in cui esprimere ogni frustrazione della giornata.
Si tratta di un passaggio gigantesco, di un enorme peso che scivola dalle spalle del genitore. Noi siamo guide per il bambino, piantiamo i semi e lasciamo che crescano.
Siamo la roccia che lo sostiene, ma che resta sullo sfondo, lo aiutiamo solo il necessario e il meno possibile.
Una guida:
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dà lo spazio al bambino per risolvere le cose da solo
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è disponibile quando serve
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è rispettosa, gentile e chiara
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aiuta il bambino a prendersi le sue responsabilità quando è il caso
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garantisce un ambiente ricco e sicuro da esplorare
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ascolta
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risponde anziché reagire
Non dobbiamo essere dei capi che danno ordini, dirigono o insegnano tutto quello che il bambino deve imparare. Né dobbiamo essere dei servi che fanno tutto per lui.
Basterà essere la sua guida.