Il linguaggio può essere definito come l’insieme dei processi che utilizzano un codice arbitrario e convenzionale per tradurre concetti, emozioni e sentimenti in parole. Esso non si sviluppa in modo astratto, ovvero non si basa su una dimensione esclusivamente verbale, ma anche sulla comprensione della situazione in cui esso avviene: la comunicazione linguistica non si limita a un puro utilizzo di parole, ma è invece strettamente collegata alla situazione in cui si svolge.
Il soggetto parlante, che è un individuo situato storicamente, socialmente e culturalmente, non può impegnarsi in un processo comunicativo senza partire dal proprio punto di vista e dalla propria collocazione.
Questo significa che il linguaggio non è avulso dal contesto in cui viene esercitato: quando desidero comunicare qualcosa a un altro individuo, lo faccio a partire dalla situazione in cui mi trovo, dalla comprensione che ho del mio interlocutore, dalla relazione tra me e l’interlocutore, dalla mia cultura e dalle mie abitudini. La comunicazione linguistica è quindi un processo vario e complesso, che non può prescindere dal contesto storico, sociale e culturale degli interlocutori in essa coinvolti.
Unitamente a questo aspetto, occorre considerare come la comunicazione verbale, poiché accade sempre all’interno di una situazione precisa, è sempre al contempo comunicazione gestuale, visiva, ovvero corporea. Essa coinvolge l’individuo parlante nella sua totalità e non unicamente su un piano cognitivo.