CAPITOLO 15 G come GIOIA La gioia è il ricostituente più sicuro ed energico della vita vegetativa. 1 La gioia è l’indice della crescenza interiore. 2 a gioia è l’obiettivo e il desiderio ultimo di ogni essere umano, piccolo o grande che sia. Noi siamo esseri di gioia perché la gioia è la sostanza stessa di cui è fatto l’Universo. Lo affermano mistici, rabbini e grandi Maestri spirituali e oggi anche scienziati. “In principio era la gioia”, scrive il teologo Matthew Fox. Ce lo ricorda molto bene la lingua ebraica quando ci dice, attraverso la permutazione della parola (che significa ‘in principio’), con cui si apre il libro della Genesi, in (che vuol dire ‘Casa della Beatitudine’), che il mondo in cui abitiamo è stato creato come Casa della Gioia! La parola gioia deriva dal latino che ha a che fare con il godere: si può essere nella gioia solo se si gode della vita in tutti i suoi aspetti. L Bereshit Beit Osher gaudium Ecco perché i maggiori esperti della gioia sono i bambini! Guardate i loro sorrisi: sono una sorgente inesauribile di gioia, quella vera, pura, senza motivo, che nasce dal solo fatto di esserci, di essere vivi, qui, adesso, in questo preciso istante. Nessuno come loro sa godere delle più piccole cose: affondare i piedi in una pozzanghera, osservare una minuscola coccinella che si fa strada tra i fili d’erba del prato in un giardino, o i fiocchi di neve che cadono magicamente dal cielo… La gioia ci mantiene in salute: altro che sciroppi ricostituenti o pappa reale! Oggi le ricerche di Candace Pert, neuroscienziata a cui si deve la scoperta dei recettori per gli oppiacei, hanno confermato quanto Maria Montessori aveva intuito già un secolo fa e ce ne hanno spiegato il perché: quando ci troviamo in uno stato di gioia le molecole di questa emozione occupano a livello cellulare il posto che sarebbe altrimenti occupato da molecole di virus o di batteri. Ecco perché in un cuore felice non c’è letteralmente posto per la malattia! Ecco perché i bambini contenti di andare a scuola o che vivono in un ambiente sereno, amorevole e accogliente, si ammalano meno di coloro che non godono di queste opportunità. Note Montessori M., , p. 50. 1. Pédagogie scientifique, vol. 1 Montessori M., , p. 83. 2. L’autoeducazione Maria Montessori l’ha dimostrato con il suo esperimento di San Lorenzo: i bambini, poveri e tristi, figli di operai analfabeti, che frequentarono la sua prima scuola si trasformarono tutto d’un tratto in “nuovi bambini”. La gioia del lavoro svolto con interesse (e non farmaci ricostituenti o soggiorni in montagna) era stata la loro migliore medicina e ne aveva nutrito il corpo e l’anima insieme. Così Maria si accorse che “Se cause psichiche deprimenti possono avere un’influenza sul metabolismo abbassandone la vitalità, può anche avvenire il contrario: cioè le cause psichiche esaltanti possono influire riattivando il metabolismo e tutte le funzioni psichiche” . Perché, oggi noi lo sappiamo, in queste situazioni l’organismo produce una sorta di cocktail ormonale costituito da dopamina (il neurotrasmettitore dell’interesse, della motivazione e dell’entusiasmo), serotonina (il neurotrasmettitore dell’apprezzamento), endorfine (sostanze antidolorifiche) e ossitocina (l’ormone delle coccole, del contatto fisico): un vero e proprio cocktail della felicità! 3 La gioia è una dimensione interiore: nasce da dentro. Dopo aver tolto un po’ di detriti e di spazzatura dal pozzo della nostra anima. Nasce dalla soddisfazione di ciò che si fa, dal godere della bellezza del creato, dal trovare il proprio centro. Non giunge dall’esterno, non ha bisogno dell’altro per sbocciare. Ecco perché la gioia vera dura per sempre e da nessuno può esserci rapita. Maria Montessori sosteneva che proprio come l’aumento di peso nei bambini è indice della crescita del corpo, così la gioia è l’indice della crescita interiore. Molti ricercatori spirituali affermano che il criterio migliore per sapere se si è sulla strada giusta, se si è allineati con il proprio cammino, è il grado di gioia che proviamo, ed esortano a non fare nulla che non dia gioia, nel senso di cercare di fare ogni cosa, anche ciò che è meno piacevole, con gioia. Per i nativi americani da sempre il successo di una persona viene misurato non dai suoi guadagni o dal suo ruolo nella società, ma dal grado di gioia che possiede dentro di sé. Allora perché, come genitori, educatori o terapeuti, anziché accanirci a guardare ciò che non va, non ci dedichiamo invece a coltivare la gioia come se fosse il fiore più prezioso del nostro giardino? Perché non è possibile nutrire i nostri figli con il pane della gioia se noi non ne conosciamo la ricetta e non ne possediamo gli ingredienti… Il profumo che la gioia spande intorno a sé è il più sublime che si possa immaginare e lascia tutto intorno una scia che ammalia. La gioia è contagiosa: spargiamo il virus della gioia per ogni dove e cambieremo il mondo! I bambini possono insegnarci come. Note Montessori M., , p. 185. 3. Il segreto dell’infanzia