CAPITOLO 16

I come INCARNAZIONE

Nulla è preparato per accogliere questo magnifico fatto dell’incarnazione di un uomo. Nessuna protezione è prevista per un’impresa così delicata, uno sforzo così difficile non ha aiuti e tutto diventa di ostacolo. È necessario che questo occulto sforzo ci sia sacro.1

L’incarnazione avviene attraverso occulte fatiche: tutto attorno a questo lavoro creativo sta un dramma sconosciuto che non fu ancora scritto.2

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”: questa è l’incarnazione, ma non solo quella di Gesù, il Cristo, quella di ogni anima che giunge sulla terra.


Il processo d’incarnazione, nella visione taoista, è associato all’elemento Metallo: un’energia che discende dall’alto verso il basso, potente come una lama, che taglia, che separa.


Nessuno ne parla, poco si sa a riguardo di questo passaggio così difficile, forse il più arduo di tutta l’esistenza. Sì, perché non è affatto facile discendere. Specialmente per alcuni, più restii, che sentono così profondamente la nostalgia del Cielo da cui non si vorrebbero staccare…


La separazione è faticosa e ci vuole tempo per superare il dolore. È per questo che piangono i neonati e si abbandonano al sonno: quasi come una fuga, un tentativo di ritornare a casa. Ne ha parlato anche Maria a proposito del fenomeno delle “regressioni psichiche”: ci sono neonati che manifestano una sorta di “rifiuto della vita: sembra quasi che questi esseri rimangano attaccati a qualcosa che esisteva prima della nascita e provino repulsione per il mondo”3 per cui sprofondano nel sonno come per dimenticare, hanno spesso incubi e si svegliano piangendo, hanno il terrore di essere lasciati soli e richiedono pertanto una continua presenza della mamma o del papà.


Sì, la discesa è dura, avviene con grande sforzo, nascosto agli occhi dei più: quello che interpreta l’anima nascente è veramente un dramma sconosciuto, per il quale non esiste preparazione o aiuto.


Alcuni atterrano con un grande tonfo o si sentono gettati in un mare di paura, altri si pentono di essere venuti e vivono sempre con lo sguardo rivolto verso l’alto, alla ricerca di luce, di un ricordo che li sfiora, lieve.