CAPITOLO 18

L come LIBERTÀ

Tuttavia ritengo che la vera libertà, quella interiore, non possa essere donata. Non può nemmeno essere conquistata. Può solamente essere costruita, dentro di sé, come parte della personalità e, se questo avviene, non potrà più essere perduta.1

Ho sempre amato una poesia di Paul Éluard intitolata Libertà: sono versi che risuonano fortemente nel mio animo acquariano… “Sui miei quaderni di scolaro, sui miei banchi e sugli alberi, sulla sabbia e sulla neve, io scrivo il tuo nome… Sono nato per conoscerti, per chiamarti Libertà”. Ricordo che una volta, in un momento di grande crisi e difficoltà, la copiai addirittura sul muro della mia camera dipingendovi sopra un arcobaleno.


Libertà è una grande parola: di essa hanno cantato i poeti, per essa hanno combattuto i guerrieri e gli esuli hanno sopportato sofferenza e solitudine.

Ma che cosa vuol dire essere liberi, ce lo siamo mai chiesti?


La libertà è una dimensione che nasce da dentro e solo poi si espande nel fuori.


Perché si può essere chiusi dentro a una prigione ma essere liberi interiormente (pensiamo al Dalai Lama, impossibilitato a tornare nella sua terra natale, ma padrone di sé, della sua anima), così come vivere nel mondo apparentemente autonomi ma in realtà schiavi delle proprie paure, delle proprie credenze o dei dettami altrui (come la maggior parte delle persone che abitano questo pianeta).


La libertà, ci ricorda Maria, non è un dono e nemmeno una conquista, ottenuta con le armi e poi messa nel recinto o nel cassetto. La libertà va costruita, giorno dopo giorno, coltivata come una pianta che ha bisogno di essere annaffiata quotidianamente: solo così non verrà più perduta.


Ma bisogna cominciare da bambini. Maria Montessori ha fatto della libertà il cardine della sua pedagogia: ha scoperto, attraverso l’osservazione attenta e minuziosa, che i bambini fioriscono in un clima di libertà. I cuccioli umani non sono fatti per crescere in cattività, come gli animali allo zoo.