Io non considero nell’educazione la parte che riguarda il movimento come un inizio oppure come un’integrazione, ma la considero come la parte fondamentale. La questione del movimento è la chiave di tutta la costruzione della personalità.1
Il movimento è fattore essenziale per la costruzione dell’intelligenza ... è il fattore che lega lo spirito al mondo.2
Il movimento è vita. La vita del bambino inizia col movimento, in primis quello per venire al mondo, per nascere.
Tutte le storie del resto iniziano con un’azione: perché l’Eroe possa trovare il tesoro o il Principe possa sposare la Principessa è necessario mettersi in cammino, altrimenti non avvengono il cambiamento e la trasformazione. Ma noi cresciamo con ben altre informazioni.
Nelle scuole tradizionali il movimento è pressoché vietato: i “bravi” bambini sono quelli che stanno fermi e zitti. Costretti per otto ore al giorno su una sedia dietro a un banco, hanno sorte poco diversa da quella degli operai in fabbrica. Poi si concede loro un quarto d’ora di libertà aprendo il cancello del cortile dove si riversano a frotte urlanti, come uccellini fuori dalle gabbie, o si propone un’ora di ginnastica o di sport per calmare i bollenti spiriti e far sfogare l’energia repressa.
Nelle scuole Montessori tutto questo non succede perché i bambini hanno sempre libertà di movimento e nell’ambiente si muovono in modo silenzioso e ordinato come piccole api operose. Si alzano e si siedono a loro piacimento, per lavorare o leggere si sdraiano anche a terra su tappetini e stuoie, vanno e vengono da una stanza all’altra per trasportare oggetti o materiali, per aiutare compagni in difficoltà, per riparare danni, per pulire e riordinare, per apparecchiare o sparecchiare. Il movimento fa parte dell’attività quotidiana.
“Noi siamo abituati a concepire il movimento nell’educazione quasi come un riposo alla fatica mentale” ed è per questo motivo “che si è introdotto il movimento obbligatorio nelle scuole con lo strano concetto che questa fatica muscolare, separata, riposerà (i bambini) dalla fatica mentale. E perché una fatica deve riposare un’altra? La fatica risiede in un fatto solo: è che la mente e il movimento che sono una unità, debbono agire separatamente. Se l’individuo non può diventare un tutto unito in modo che la sua mente lavori insieme al movimento, ricevendo le due cose di reciproco aiuto, ogni sforzo è sentito come fatica”3.