Maria Montessori e l’educazione dei bambini “deficienti”
La questione della educazione e della educabilità dei bambini anormali, come vengono allora definiti, si pone in
Italia solo alla fine dell’Ottocento. Prima si erano avute solo iniziative sporadiche, la prima delle quali è rappresentata dall’opera di una commissione
incaricata nel 1848 dal re di Sardegna di studiare il problema dell’assistenza al cretinismo. A tale riguardo viene anche creato un Istituto ad Aosta che
però non funge mai da centro di ricerche e si limita a configurarsi come ricovero. Il primo vero tentativo è riferibile invece al nome del senatore
Vincenzo Tommasini che nel 1884 fonda a Roma un Istituto per educare gli “idioti”. Ma l’esperienza più significativa di questo scorcio di secolo è senza
dubbio quella di Antonio Gonnelli Cioni che da maestro elementare del Comune di Firenze diviene poi insegnante in un Istituto per sordomuti e si dedica
allo studio del problema della educazione dei frenastenici. Studia in particolare le istituzioni straniere e si convince ben presto che l’educazione
fisica, l’educazione dei sensi e particolari esperienze di attività intellettuale sono assai utili per l’educazione dei deficienti. Nel 1889 fonda a
Chiavari un “Istituto per fanciulli frenastenici” che due anni dopo trasferisce in Brianza. In questo contesto egli sottolinea come la questione della
educazione dei deficienti sia non solo un problema di tipo medico ma anche pedagogico. A tale riguardo propone la utilizzazione a fini educativi del
lavoro manuale ed in particolare del lavoro agricolo, che in effetti, in quegli anni, gode di molte simpatie nel mondo pedagogico. Gonelli Cioni ha poi il
merito di avere curato una raccolta abbastanza ricca di materiale didattico speciale e di aver fondato la prima rivista italiana che si occupa dei
minorati mentali, “L’Ortofrenia”, che comincia ad uscire nel 1894 e che, sebbene di breve durata, costituisce un esempio molto importante nel
settore1. Negli ultimi anni dell’Ottocento si hanno anche alcune altre iniziative, che però non assurgono a grande fama e che comunque
attendono ancora oggi di essere studiate. La legislazione relativa alla scuola e più specificamente all’obbligo scolastico continua però ad ignorare la
questione dei bambini anormali ed occorrerà aspettare il nuovo secolo perché questa divenga più socialmente visibile2.