È ORA DI CAMBIARE IL MODO IN CUI GUARDIAMO AI BAMBINI
Si è pensato a lungo che i neonati non potessero capire cosa accadeva intorno a loro, né che potessero fare molto. “Si limitano a mangiare, dormire e piangere un sacco”, si ripeteva. I bambini piccoli erano considerati fragili e si diceva che per proteggerli dovevamo fasciarli.
Poi abbiamo scoperto che in realtà nei primi mesi di vita i bambini sono molto ricettivi e abbiamo iniziato a soffocarli di attenzioni. Li abbiamo forzati a imparare più in fretta, e prima del tempo. Abbiamo fatto paragoni con altri bambini, nel timore che nostro figlio si stesse sviluppando troppo lentamente.
Ci hanno detto che per il nostro neonato dovevamo comprare i migliori accessori, i migliori giocattoli educativi, i migliori capi d’abbigliamento, un cuscino per la nanna, un supporto perché stesse seduto, un lettino che lo cullasse fino a farlo addormentare, baby monitor di ogni tipo, applicazioni per tracciare qualsiasi cosa.
Fermiamoci.
Riportiamo l’attenzione su questa nuova vita che abbiamo portato nel mondo. Osserviamo il nostro bambino per capire quali sono i suoi particolari bisogni, cosa vuole imparare e come possiamo aiutarlo in modo più calmo e consapevole.
E se trattassimo il bambino con rispetto e gli chiedessimo il permesso prima di prenderlo in braccio?
E se come prima cosa osservassimo il nostro bambino, invece di correre a risolvere ogni suo problema?
E se iniziassimo a considerare il bambino forte e capace, mentre esplora il mondo intorno a lui e vede tutto per la prima volta?
E se capissimo che il bambino fin dalla nascita (anzi, fin da quando si trova nel grembo materno) utilizza i suoi sensi per carpire informazioni?
E se cambiare i pannolini, dargli da mangiare e metterlo a nanna diventassero momenti di intesa affettiva, invece di faccende da sbrigare di corsa?
E se rallentassimo per trovare il tempo di parlare e chiacchierare con lui, anche se è ancora un neonato?
E se trovassimo il tempo di far stendere il bambino su un tappetino perché si sgranchisca e impari a conoscere il proprio corpo?
E se non lo mettessimo in posizioni per le quali non è pronto, per esempio mettendolo a sedere o tenendolo per mano per farlo camminare prima che i suoi muscoli si siano sviluppati del tutto?
E se capissimo che un bambino ha dei punti di riferimento che lo aiutano a orientarsi, come le sue mani, le nostre voci, il posto in cui gli diamo da mangiare e il ritmo delle nostre giornate?
E se lasciassimo perdere tutto quello che ci dicono di comprare e allestissimo per il nostro bambino uno spazio semplice e bello?
E se imparassimo a vedere che ogni bambino è un’anima unica, e che il nostro compito è di guidarlo in questo mondo e aiutarlo a diventare la migliore versione di se stesso, senza mettergli pressione e senza farlo sentire abbandonato?
E se ci sdraiassimo in un bosco, su una spiaggia, in un parco o in montagna e mostrassimo al nostro bambino lo spettacolo e le meraviglie della natura?