Piani di sviluppo: 0-6, 6-12, 12-18 anni. La vita cresce secondo leggi naturali. Le caratteristiche dei periodi di sviluppo mostrano che il progresso non è lineare. Una delle false premesse dell’educazione tradizionale è che non tiene conto delle energie naturali.
10 settembre 1946
Se l’istruzione deve essere basata su ciò che sappiamo dei bambini piccoli, è importante prima di tutto comprendere il loro sviluppo.
Oggi vi propongo uno schema che illustra lo sviluppo umano.
Il periodo che va dalla nascita fino al diciottesimo anno d’età è solitamente diviso, dagli psicologici moderni, in tre fasi – tre fasi ben definite – che possono essere chiaramente distinte l’una dall’altra. Queste fasi hanno pari lunghezza. La prima va dalla nascita ai sei anni, la seconda dai sei ai dodici e la terza dai dodici ai diciotto. È risaputo che l’uomo continui svilupparsi fino all’età di ventiquattro anni e in seguito si possa considerare maturo. Ognuna di queste fasi lunghe sei anni può essere suddivisa in due fasi di pari lunghezza, di tre anni ciascuna. Così si può suddividere la vita umana.
La ricerca antropologica dimostra che la crescita segue dei ritmi: se effettuiamo delle misurazioni nel corso della prima fase della crescita, notiamo che nel primo anno c’è un forte sviluppo, che nel secondo anno inizia ad affievolirsi e nel terzo anno rallenta ancora di più. Questo andamento si ripete in ognuna delle altre fasi, quindi dopo un periodo di grande sforzo segue un periodo di riposo. Quindi la vita si sviluppa secondo delle regole e le fasi sono le stesse per ogni bambino.
Queste tre fasi, dalla nascita ai sei anni, dai sei ai dodici anni, e dai dodici ai diciotto anni, sono chiaramente distinguibili l’una dall’altra in termini di sviluppo sia fisico che mentale. Ma il corpo e la mente si sviluppano in contemporanea: a sei anni si verifica la prima dentizione, che è una manifestazione esterna dell’ossificazione dello scheletro. Nella terza fase c’è l’impressionante fenomeno della pubertà.
In questo schema le tre fasi illustrano un fatto molto interessante. La seconda fase, dai sei ai dodici anni, è un periodo calmo di singola regolarità: è un periodo di riposo. Il bambino di sei anni è diverso da quello di dodici. Il dodicenne è cresciuto nei sei anni precedenti, ma non ci sono stati grandi periodi di trasformazione, per cui la sua crescita è stata tranquilla. Per questo motivo, il secondo piano è invece un periodo di potenza e forza mentale, impegno e concentrazione. Il bambino è serio, come una persona matura. Sebbene l’umanità non l’abbia ancora capito, è un fatto notevole. Ecco perché si tratta dell’età generalmente scelta per l’istruzione formale: solo allora mandiamo i bambini alle scuole elementari. Nella fase che va dai sei ai dodici anni, si insegnano materie pratiche.
La prima e la terza fase sono caratterizzate da enormi trasformazioni. Sono momenti di grande difficoltà, in cui si forma il carattere. È curioso, ma è proprio durante l’infanzia e l’adolescenza che si è meno resistenti alla malattia, tanto che ci sono dei disturbi specifici di questi periodi. Di certo siamo soggetti alle infezioni a qualsiasi età, ma in queste fasi possiamo attraversare delle malattie correlate alle nostre condizioni fisiche. Ad oggi esistono dei medici specializzati in malattie infantili e, in Italia, anche nelle malattie tipiche degli adolescenti. Spesso si tratta di strane malattie nervose, sia mentali che morali, tanto che molti giovani ricadono nella criminalità.
Il bambino piccolo è spesso soggetto a malattie infettive come rachitismo e polmonite, mentre l’adolescente alla tubercolosi polmonare.
Esempi come questi indicano che non possiamo trattare nello stesso modo bambini che stanno attraversando fasi di crescita differenti, perché le cure e l’ambiente di cui hanno bisogno sono diversi, così come sono diversi gli obiettivi e i metodi utilizzati. Se l’educazione deve essere basata sulla vita, si deve adattare a tutte queste differenze. Se, per esempio, stabilisco per un’età una determinata forma di istruzione, non significa che l’ho stabilita per tutte le età: ciò che è perfetto in una fase non lo è in quella successiva, ciò che va bene per un bambino non va bene per un altro. Le caratteristiche di una fase non sono le stesse della successiva.
Nel primo periodo il neonato mostra uno sviluppo improvviso, energico e strabiliante, soprattutto fino ai tre anni, poi dai tre ai sei si fa meno notevole: è come se questa prima fase fosse una preparazione per la seconda, o come se, al contrario, la seconda completasse la prima.
L’adolescenza causa dei cambiamenti fisici: c’è uno sviluppo intenso, soprattutto nel momento critico in cui la crescita avviene di colpo e si fa violenta. Si parla persino di una “crisi della pubertà”. Tra i quindici e i diciotto anni la trasformazione è più rallentata, e si verifica una sorta di perfezionamento dei cambiamenti precedentemente avvenuti, come se si raggiungesse un equilibrio. La seconda fase è il proseguimento della prima così come la prima prepara la seconda: è la loro combinazione a portare al perfezionamento. Dai quindici ai diciotto anni la crescita è più limitata, un po’ come dai sei ai dodici anni. Si verificano alcuni cambiamenti, ma sono lievi, perché ci si trova in una tranquilla fase di continuità.
Quindi l’educazione pratica è progettata in base a queste fasce d’età, caratterizzate da un diverso grado di crescita fisica e psichica. In passato, fino ai tre anni non c’era alcun tipo di educazione, così come accadeva per i bambini fino ai sei anni. La fase che andava dai sei ai dodici anni era considerata importante, per cui venne resa obbligatoria la frequentazione della scuola primaria. I piccoli venivano educati anche nella fase dai dodici ai diciotto anni, con le scuole medie e superiori, seguite poi dall’università, anche se si trattava di metodi educativi arbitrari e basati su programmi nati dal pregiudizio e non da una ricerca scientifica. L’idea di base era che crescendo i bambini diventassero sempre più forti e intelligenti, per cui un bambino di dodici anni era più intelligente di uno ancora all’inizio della propria vita. C’era questa idea fissa di progresso lineare.
La natura non funziona così e il progresso non è lineare, perché ogni periodo è un momento speciale di per sé. Le caratteristiche del periodo che va dalla nascita ai sei anni sono molto diverse da quelle del periodo che va dai sei ai dodici anni – così diverse che potremmo dire che il bambino vive due vite: una a sei anni finisce e un’altra inizia, come se si trattasse di una seconda nascita.
Non è vero che un ragazzo di quindici anni è più intelligente di uno di dodici e che quindi deve studiare di più e seguire un programma scolastico più corposo: infatti, in un periodo di grandi cambiamenti fisici, l’intelligenza non è attiva come in un periodo di riposo. Ora, a scuola, si assegna molto lavoro mentale a ragazzi tra i dodici e i quindici anni, mentre a questa età avrebbero bisogno di riposo e libertà di pensiero.
I giovani adolescenti non dovrebbero essere costretti a studiare perché si tratta di una fase a rischio: essendo predisposti a certe malattie, non sono forti come i bambini di dodici anni. Le fasi che vanno dalla nascita ai tre anni e dai dodici ai quindici anni sono fasi di trasformazione creativa: nella prima, in termini di sviluppo psichico, l’individuo dal nulla inizia a svilupparsi, nella seconda, inizia a costituirsi l’uomo, destinato ad avere un ruolo nella società. Quest’uomo adulto quindi si evolve da un individuo che è già sviluppato. Dalla nascita ai dodici anni si forma infatti la personalità dell’individuo, per questo in questa età è facile che il bambino mostri l’egocentrismo come tratto caratteristico.
La missione del bambino è di formare l’uomo che diventerà, per questo la natura ci dona delle energie che si manifestano nel nostro sviluppo psichico. Ogni periodo è una preparazione per il successivo e ogni giorno ci aiuta a essere pronti. Non si può pensare di poter prendere un bambino di una certa età, magari di sei o nove anni, e trasformarlo nella persona perfetta, perché tutto dipende da quello che ha vissuto fino a quel momento. Si deve iniziare dalla nascita.
Non è così facile educare qualcuno né essere un buon insegnante. Non basta studiare all’università: la perfezione fa parte della vita, quindi per ottenerla è necessario studiare a lungo. La trasformazione non è per tutti: dobbiamo pazientemente cercare di capire e agire poi di conseguenza. La nostra trasformazione deve avvenire nel nostro cuore.
Uno sviluppo perfetto nel corso del primo periodo fa sì che il secondo possa verificarsi più facilmente. Il periodo che va dalla nascita ai sei anni è una vita a parte: se è stata ben vissuta, il bambino sarà molto intelligente e dedito all’impegno e avrà anche sviluppato quasi del tutto il carattere di una persona matura. Uno psicologo potrebbe dire che se osservassimo da un altro pianeta dei bambini dai sei ai dodici anni per la prima volta potremmo quasi scambiarli per degli adulti.
Il potere psichico inizia dalla nascita, ne abbiamo la certezza. Abbiamo imparato con l’esperienza che i bambini dai tre ai sei anni possono assorbire una grande quantità di conoscenze e che hanno delle potenzialità che il sistema scolastico odierno non tiene in considerazione. Ci sono molte competenze che risultano più facili a un bambino in questa fascia d’età che in qualsiasi altro momento della vita: ad esempio, il periodo sensitivo per la scrittura viene meno dopo i sei anni.
A sei anni i bambini hanno appena cominciato a capire il mondo e hanno già appreso molto anche senza alcun insegnante. Non possiamo iniziare a educarli in questo momento, perché i piccoli hanno già vissuto un’intera vita che ora si è conclusa. Se fino ai sei anni il bambino non ricevesse alcun tipo di educazione, finirebbe per essere denutrito, e se provassimo a iniziare a insegnargli solo a questa età si annoierebbe e basta.
La conclusione è che i bambini dovrebbero iniziare la scuola primaria ben prima dei sei anni. Qualcuno parla dei cinque anni, ma è comunque è troppo tardi. A tre anni ha infatti inizio una specie di fase di calma e di attesa del periodo successivo. Supponiamo di iniziare a tre, o anche a due anni: prima dei sei anni il bambino è in grado di assimilare una grande quantità di conoscenza senza stancarsi, perché il nutrimento non causa affaticamento. Se un bambino si stanca della propria educazione è un segno che gli stiamo presentando l’informazione sbagliata al momento sbagliato: gli deve piacere imparare perché è una creatura intelligente e libera e, dal momento che la caratteristica principale dell’uomo è l’intelligenza, dovrebbe essere felice di esercitare la propria intelligenza. Questa attività dovrebbe dargli soddisfazione e farlo entusiasmare. Se la scuola non è in grado di farlo sentire così sta sbagliando qualcosa e apparentemente non si basa sulla vera natura del bambino.
Possiamo chiamare il periodo dai sei ai dodici anni “l’età dell’istruzione’, o “l’età dello studio”: in questa fase possono essere insegnate tutte le materie. Quanto si insegna tra i dodici e i quindici anni si potrebbe insegnare dai sei ai dodici anni, mentre quanto si insegna dai sei ai dodici anni si dovrebbe insegnare dai tre ai sei anni. In futuro l’umanità deve essere meglio istruita; basta pensare a tutto ciò che c’è da sapere del mondo, cose meravigliose, radio e aeroplani, basta pensare al progresso. La gente dovrebbe conoscerlo.
Dobbiamo introdurre idee nuove e cancellare i pregiudizi che derivano dall’idea che i bambini, ora così annoiati, non possono studiare perché non amano farlo, o sono troppo giovani per l’impegno intellettuale e si dovrebbe diminuire il carico di lavoro, o da adolescenti a scuola si stancano, non sono interessati e non vogliono studiare molto e che quindi va tutto rimandato ai diciotto anni. Sono tutti errori fondati sul pregiudizio. La realtà è che si può impartire prima la stessa istruzione e in tal caso diventa un tipo di nutrimento mentale in grado di soddisfare il bambino. I programmi educativi devono essere quelli corretti.
Scoprirete con l’esperienza che è tutto vero. Uno dei difetti dell’educazione di oggi è che diamo ai bambini compiti troppo facili e quindi li trovano noiosi. Dimentichiamo di tenere conto delle energie che fornisce loro la natura e dimentichiamo che l’essere umano è dotato di intelligenza, facoltà che anela all’impegno e all’assimilazione di informazioni dall’ambiente circostante. Dobbiamo alimentare questa intelligenza e nutrirla perché diventi più forte.
Quello che ora assegniamo ai bambini tra i dodici e i quindici anni dovrebbe essere assegnato in anticipo, perché il terzo periodo dovrebbe essere di riposo, dal momento che si verifica una notevole crescita fisica. I giovani devono vivere in modo speciale questo periodo e non essere sottoposti a costrizioni: deve essere data loro la libertà di svolgere solo il lavoro intellettuale che riescono e vogliono fare. La loro vita psichica deve essere libera e calma, priva di pressioni. Si devono riconoscere i bisogni tipici di questa età ed evitare di imporre agli adolescenti alcun tipo di programma scolastico. I problemi dell’adolescenza, molti di quelli di oggi, sono la prova che i ragazzi stanno ricevendo il tipo sbagliato di educazione.
Se nel primo periodo di vita un bambino non riceve abbastanza stimoli, non potrà recuperare in seguito, perché quello specifico periodo sensitivo si è concluso. Dobbiamo studiare la fase che va dalla nascita ai sei anni e soprattutto il momento fra la nascita e i tre anni, solo così potremo comprenderlo. Fino ai sei anni, si possiedono alcune caratteristiche: si è dolci e miti. È il momento più bello della vita. Ogni fase è in preparazione della successiva, per cui più si può fare per favorire lo sviluppo del bambino, più si farà nel secondo, e meglio sarà per il piccolo – dal punto di vista mentale, fisico e intellettuale.
Dobbiamo comprendere la verità della nostra nuova missione. È di quanto voglio convincervi: non limitatevi a trasmettere conoscenze, ma prendetevi cura di questa vita che ha la possibilità di migliorare le vite di tutti. È un compito davvero importante, eppure così semplice.