L’ARTISTA CHE “DIVENNE” ARCHITETTO « Non sono architector» , scriveva Michelangelo: si sbagliava. La (1) volta della Cappella sistina, il David, nel mondo sono questi i capolavori più conosciuti dell’artista toscano, l’affresco e la scultura più belli mai realizzati nella storia dell’umanità. Ma Buonarroti, oltre a essere stato un immenso scultore e pittore, fu anche un grande architetto. Per Michelangelo l’architettura non consisteva solamente nel costruire edifici, per lui era una disciplina che, come la pittura e la scultura, portava dentro di sé una forte valenza simbolica e antropocentrica. L’artista credeva che la conoscenza del corpo umano derivante dalla pratica della pittura e soprattutto della scultura fosse indispensabile nella professione di architetto: «È cosa certa che le membra dell’architectura dipendono dalle membra dell’uomo. Chi non è stato o non è buon maestro di figure, e masimo di notomia, non se ne può intendere» . (2) Secondo Vasari, Michelangelo fu un architetto rivoluzionario che ruppe «i lacci e le catene delle cose» . L’artista (pur ammirando (3) Brunelleschi) fu essenzialmente un esploratore solitario, un sublime sperimentatore alla ricerca del significato profondo che è insito nella materia e nelle forme che costituiscono l’architettura. Nel corso della sua lunga carriera, Michelangelo ebbe diversi e prestigiosi committenti di architetture: Giulio II, Leone X, Clemente VII, la Repubblica fiorentina, Paolo III, Cosimo I de’ Medici, Pio IV. Buonarroti si occupò di architettura essenzialmente in tre periodi distinti della sua vita, nonostante egli stesso si lamentasse con i suoi committenti che quella dell’architetto «non sia mia professione » . Il primo di questi periodi si svolse tra Roma e Firenze (4) dal 1505 al 1515, si pensi ai primi progetti per la Tomba di Giulio II, a quello per un ponte in Turchia, a quello per il tamburo della cupola di Santa Maria del Fiore, all’architettura dipinta della volta sistina e all’edicola della cappella di Cosma e Damiano per Leone X a Castel Sant’Angelo. Il secondo periodo si svolse interamente a Firenze dal 1516 al 1534 con ulteriori progetti per il tamburo della cattedrale fiorentina, l’invenzione delle finestre “inginocchiate” di palazzo Medici, i progetti per le fortificazioni e i numerosi e molto impegnativi cantieri e progetti per il complesso di San Lorenzo come: la facciata, la Sagrestia nuova, la tomba per i papi medicei, la Biblioteca laurenziana, la Tribuna delle reliquie. Il terzo e ultimo periodo architettonico di Michelangelo fu a Roma dal 1534 al 1564 dove, dopo la morte nel 1546 di Antonio da Sangallo il Giovane, prese il comando dell’immenso cantiere della basilica di San Pietro fino alla sua morte. Sempre nella città della Chiesa diversi furono i progetti e cantieri che lo impegnarono: dal complesso del Campidoglio, a palazzo Farnese, ai progetti per la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini e della cappella Sforza in Santa Maria Maggiore, a Santa Maria degli Angeli e infine Porta pia. Ancora oggi se passeggiamo per le vie di Firenze o di Roma osservando i palazzi, le chiese, le piazze, troveremo diversi elementi architettonici derivati dalle invenzioni michelangiolesche. Michelangelo continua a ispirare generazioni di architetti moderni e contemporanei. Si veda per esempio la Biennale d’architettura di Venezia del 2014 dove venne proiettato, su un’installazione contemporanea a forma di soffitto, lo schizzo inedito di Michelangelo del profilo architettonico della volta sistina , il quale guardava (5) a essa non solo come una superficie d’affrescare ma anche come uno spazio architettonico da organizzare. Note Questa affermazione di Michelangelo si trova in un foglio di schizzi architettonici (1) databile agli anni Quaranta del Cinquecento. Si veda C. de Tolnay, Corpus dei disegni di Michelangelo, Novara 1975-1980, n. 358 verso. Il carteggio di Michelangelo, edizione postuma di G. Poggi, a cura di P. Barocchi (2) e R. Ristori, I-V, Firenze 1965-1983, V, p. 123. G. Vasari, La vita di Michelangelo nelle redazioni del 1550 e del 1568, a cura di P. (3) Barocchi, Milano-Napoli 1962, I, pp. 58-59. Questa affermazione, inerente alla progettazione della Biblioteca laurenziana, si (4) ritrova in una lettera del gennaio 1524 di Michelangelo a Giovan Francesco Fattucci, si veda Il carteggio di Michelangelo, cit., III, p. 20. Questa scoperta fu pubblicata per la prima volta in A. Marinazzo, Ipotesi su un (5) disegno michelangiolesco del foglio XIII, 175 v, dell’Archivio Buonarroti, in “Commentari d’Arte”, Roma 2013, pp. 108-110. In seguito gli organizzatori della Biennale invitarono chi scrive a presentare lo studio sopraccitato. Madonna della scala (1491 circa); Firenze, Casa Buonarroti. In questo rilievo Michelangelo per la prima volta rappresenta un ambiente architettonico. Giuliano Bugiardini, Ritratto di Michelangelo col turbante (1522); Firenze, Casa Buonarroti. Nel 1506 Michelangelo pensava di recarsi in Turchia per costruire un ponte.