_ GRANDI MOSTRE 7 GUERCINO A TORINO Marta Santacatterina UN BUSINESSMAN NELL EMILIA DEL SEICENTO Il nome di Guercino, alias Giovanni Francesco Barbieri, è inscindibile da Cento (Ferrara), la cittadina in cui nacque e lavorò fino al 1642, quando si trasferì a Bologna a causa della guerra combattuta da Stato pontificio e famiglia Farnese per il possesso di Castro. Si potrebbe quindi pensare che Torino abbia dedicato al pittore emiliano una mostra del tutto scollegata dal territorio piemontese, e invece non è affatto così. Poco dopo il 1617, infatti, il cardinale bolognese Alessandro Ludovisi donò a Carlo Emanuele I di Savoia Il ritorno del figliol prodigo di mano di Guercino e nel 1631 gli inventari rivelano la presenza nelle collezioni sabaude di ulteriori opere dell artista, ancora oggi conservate nella Galleria sabauda. La stima di cui il pittore godeva presso la corte e il clero locale è inoltre provata dalla maestosa pala con la Madonna del rosario dipinta nel 1637 per la chiesa di San Domenico, sempre a Torino, e che oggi può essere ammirata da vicino all interno del percorso espositivo. Un percorso che intreccia l indagine sull arte di Guercino, ovviamente, a quella sulla professione di un pittore nel Seicento. Questa doppia anima non poteva che trovare miglior incipit nell Autoritratto con cui il protagonista si raffigurò, con tanto di tavolozza, attorno al 1630-1632, periodo in cui aveva già raggiunto una grande fama ed era conteso dai più prestigiosi committenti. Ma prima di approfondire gli aspetti imprenditoriali del business del Barbieri, si mettono a fuoco le premesse, a partire dalla sua formazione, sfatando a tal proposito il mito dell artista autodidatta. Se il suo tirocinio avvenne infatti presso pittori piuttosto mediocri, ma funzionali all apprendimento delle tecniche, si può a buon diritto affermare che il vero maestro fu Ludovico Carracci: non si trattò di un apprendistato diretto, quanto di un osservazione delle opere del bolognese e in particolare della pala d altare presente a Cento, nella chiesa dei Cappuccini, fin dal 1591. Grazie a studi approfonditi, Guercino metabolizzò il gioco di luci e ombre, il senso degli affetti e la gestualità delle figure tipici dei Carracci. Tuttavia, i suoi modelli furono anche altri: nella vicina Ferrara conobbe le opere di Ippolito Scarsella, detto lo Scarsellino, e di Carlo Bononi, entrambi convocati a Torino. Viaggiando a Venezia scoprì invece Tiziano, Tintoretto e Veronese. Atlante che sorregge la volta celeste (1646), Firenze, Museo Stefano Bardini. 58