SSi contrappongono una volontà descrittiva e una dimostrativa, che tutto riconduce alle leggi e ai principi universali a cui risponde la realtà che guardiamo. È la differenza - come accennato nel capitolo precedente - tra il nominalismo diffuso nell’Europa del Nord, per il quale la realtà appartiene ai singoli oggetti così come li percepiamo, e il neoplatonismo italiano (molto seguito nell’ambito intellettuale fiorentino) per il quale la verità è nell’idea, non nella sua apparenza e consistenza fisica. Panofsky descrive la dialettica Nord-Sud come quella fra due poli elettrici capaci di creare comunque un unico circuito in cui inizialmente è il Sud ad approfittare della corrente settentrionale proprio per dare vita e concretezza alla sua ricerca del bello ideale che le incombenti vestigia greco-romane mostravano come modello inarrivabile; come è evidente, si guardava all’antico per creare qualcosa di nuovo. Ma a quel modello nel Quattrocento il Nord non mostra di interessarsi particolarmente. Nel secolo successivo la corrente si invertirà, e l’Italia diverrà un esempio da seguire per molti artisti nordeuropei.

