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opera è presentata alla quarta edizione del Premio Bergamo, che prevede il tema libero per i dipinti ma l’assegnazione di un premio specificamente destinato alla composizione con figura. De Amicis ha già partecipato alle edizioni precedenti attirando su di sé le attenzioni prevalentemente positive della critica, se si esclude il feroce commento di Ojetti all’opera I bevitori presentata nel 1940 (Ojetti 1940), cui fa seguito la distruzione del dipinto da parte dell’artista, dopo l’esposizione. In questa Figura, un ritratto della moglie Maria Lavezzari, De Amicis rivela l’equilibrio che la sua pittura raggiunge fra gli anni Trenta e i Quaranta, dopo l’esperienza espositiva europea di Novecento e l’avvicinamento al razionalismo architettonico con prove nell’ambito dell’astrattismo pittorico, riuscendo a mediare fra una solidità dei volumi che rimanda alla lezione di Cézanne e un’attenzione per il colore frutto di una personale riflessione sul postimpressionismo di Van Gogh. Al modello offerto da Van Gogh, cui guardano in quegli anni non pochi giovani anche per reazione alle maniere novecentiste, è riconducibile la pennellata materica ed estremamente libera, mentre il taglio compositivo dell’immagine, la posa della figura (nella quale si avverte però ancora una volta l’eco di Cézanne e dello stesso Van Gogh) e la qualità decorativa della carta da parati sullo sfondo ricordano certi lavori di Matisse. Nonostante l’indubbio interesse per l’esperienza francese, De Amicis mostra anche nel colore la scelta di una sobrietà tonale che, anche all’interno del gruppo del chiarismo lombardo, fa emergere l’originalità della sua interpretazione, frutto di un’elaborazione individuale dei modi pittorici contemporanei volta al superamento di qualsiasi stilema, in vista di un risultato improntato a un forte senso della misura capace di disciplinare emozione e concezione costruttiva.Silvia Vacca
Bibliografia
Premio Bergamo 1942, p. 33, n. 70, tav. 40; Torriano 1942, p. 16; Salerno 1958; De Amicis 1988, tav. 9; Galmozzi 1989, p. 53; Gli anni del Premio Bergamo 1993, p. 202, n. 118; Documenti del Premio Bergamo 1993, p. 181; De Amicis 2003, p. 66.