«Sintesi del corpo umano in movimento verticale discendente»; così il giovane Fortunato Bellonzi descrive Tuffo nella prima monografia dedicata all’artista da Maraini e Marinetti nel 1932, quando la scultura appena realizzata era in mostra alla Biennale veneziana. «Nel Tuffatore - avrebbe aggiunto il futurista Tullio Crali in un ricordo più tardo - l’idea è messa a nudo, valutabile in ogni linea, in ogni cavità, senza sotterfugi, così come ha da essere tutto ciò che esprime bellezza». La consapevolezza che un’opera nasce soltanto quando «idea, materia, forma e realizzazione hanno un’unica anima e vogliono esprimere lo stesso sentimento» (Thayaht 1933, in Scappini 2005a, p. 439) era molto viva in Thayaht nei primi anni Trenta. Una simile convinzione, applicabile indistintamente alla sua versatile attività, lo aveva portato a riflettere sia sul valore determinante della linea e del disegno, sia - specialmente dopo l’adesione al futurismo avvenuta nel 1929 - sulla possibilità di «sviluppo dei principi boccioniani» in una direzione plastica e sintetica, da applicarsi a soggetti moderni. Così, l’idea contenuta nel “Manifesto della scultura futurista” di una linea retta vista come «il solo mezzo che potesse condurre alla verginità primitiva di una nuova costruzione architettonica delle masse», Thayaht la considerava all’origine dell’«odierno primitivismo nel quale la linea retta è infatti l’elemento essenziale e con la quale soggetti modernissimi sono rappresentati con semplificazioni vigorose e comprensibili a tutti» (Thayaht 1933, in Scappini 2005, pp. 416-417). L’opera in gesso, per la quale era stata prevista una fusione in alluminio che poi non ebbe luogo, fu presentata nel 1936 alla Prima Mostra Nazionale d’Arte Sportiva a Roma per partecipare alle selezioni delle opere da esporre a Berlino in occasione delle Olimpiadi. Dopo il rifiuto dovuto alle dimensioni eccessive, l’artista si offrì di eseguirne una versione ridotta, che fu accettata. La misura monumentale faceva tuttavia parte integrante della scultura e del suo fascino, come dimostra una fotografia del 1933 in cui Tuffo è attorniata dalla squadra della Nazionale Italiana Tuffi (Futurismo e Bon Ton 2005, fig. 8).
Susanna RagionieriBibliografia
Biennale 1932, p. 176, n. 98; Bellonzi 1932, p. 37; Bonani 2005, p. 146; Crali 1982, in Thayaht futurista irregolare 2005, p. 187.