fra il 1932 e il 1934, sollecitato dall’esempio del giovane amico Quinto Martini, e con l’aiuto di questi, Soffi ci si dedica alla
tecnica dell’affresco nella quale esegue un nutrito gruppo di opere. Si tratta di “affreschi da cavalletto”, realizzati direttamente o
talora riportati su tavola, nei quali l’artista ha modo di sondare le qualità di aderenza di una simile materia ai propri desideri
di allora in fatto di asciuttezza, luminosità, e severità formali. Cecchi stesso, ancora a distanza di anni, vi
avrebbe riconosciuto l’origine di quel definitivo liberarsi dell’artista da ogni residuo di superficialità percettiva: «Ha
lasciato cadere quelle eleganze di pennellata squamosa, friabile o lanosa, nelle quali un tempo si compiaceva, assumendo quasi
uniformemente una virile povertà che, anche fuor dell’affresco, ci richiama all’affresco» (Cecchi 1939). Un’opera come Processione
sembra così compiere un ulteriore e decisivo passo sulla via di quel “realismo purificato” iniziato con le figure monumentali del
1920. Perché nella tecnica antica egli ritrova intrecciate quelle radici nobili e popolari capaci di collegare ancora Giotto e
Masaccio all’umile Gugliemo Baldinotti da Signa, l’imbianchino decoratore che gli aveva insegnato i segreti della tempera murale al
tempo dei «trofeini». Essa diventava così un fatto non solo spirituale e morale, ma nazionalistico e quasi etnico, dotato di una tale
forza paradigmatica che persino la Sainte Geneviève di Puvis de Chavannes al Pantheon, «in piedi su un terrazzo, un paesaggio brullo
e in cielo la luna piena», poteva apparirgli, come ricorda Quinto Martini, un dipinto «molto “toscano”» (Martini 1976, p. 80). E,
in linea con le poetiche del “Selvaggio” e di “Frontespizio”, tutto l’universo - per lui ateo - sembrava coagularsi ed avere senso
soltanto nell’adesione incondizionata a quel mondo contadino fatto di tradizioni antiche e di religiosità severa, capaci di modellare
per secoli un paesaggio - quello toscano - come se si trattasse di una grande opera d’arte collettiva (Soffici 1933, p. 151).
Susanna
Ragionieri
Bibliografia Biennale 1934, p. 139, n. 37; Cavallo 1982, p. 14; Pratesi-Uzzani 1991, p. 181, fig. 77; Casazza
2009, p. 43, scheda p. 68, fig. p. 169.
7.17 ARDENGO SOFFICI
(RIGNANO SULL’ARNO 1879-FORTE DEI MARMI 1964)
La processione 1933 affresco su tavola, cm 192 x 175 firmato e datato in basso a sinistra: «SOFFICI
33» Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, inv. Giornale 186