dal 1926 Carrà vive tra la casa milanese di via Vivaio e quella di Forte dei Marmi: in Versilia cominicia a elaborare opere che poi conclude in città. Iniziato nel 1929 (l’artista propone una doppia datazione), il quadro viene portato a termine nel 1935. Le figure dei due pescatori sono riprese con accentuazioni luminose, «più che ritoccati, rifatti e schiariti nell’ultimo anno» (Costantini 1936, p. 44). Il colore chiaro e diffuso richiama l’esperienza dell’affresco, che Carrà sperimenta con Italia romana per la V Triennale di Milano, nel 1933. Una prima stesura del dipinto è esposta alla Biennale di Venezia nel 1932 e pubblicata nel Numero di primavera dell’“Illustrazione Italiana”, il 19 giugno dello stesso anno. Nella versione attuale appaiono eliminati alcuni particolari, tra cui la forma cubica dove è seduto l’uomo e una lingua di terra all’orizzonte, mentre si restringe la spiaggia per far avanzare il mare; c’è poi una maggiore semplificazione e una più insistita monumentalità, sottolineata dall’irrobustimento della muscolatura dei personaggi. Protagonisti del quadro sono i due pescatori che si stagliano su una tipica marina alla Carrà, animata da onde increspate, solcate da una barca con una vela antica: uno è seduto, appoggiato alla parete in scorcio di unacasa, l’altro in piedi. È un quadro di apparente semplicità, tra narrazione e sintesi plastica; in realtà nasconde una studiata solidità d’impostazione, secondo una sorta di geometria latente. Carrà procede lungo il filone narrativo iniziato nel 1929 con le esercitazioni su Il povero pescatore di Puvis de Chavannes e proseguito con Le figlie del pescatore del 1931 e La famiglia del pescatore del 1933, dove si ritrova a sinistra, come in questi Pescatori, la medesima quinta della casa con la barca a vela e lo stesso personaggio, adesso accovacciato e con la mano destra sulla spalla. Il quadro viene acquistato dalle Civiche Raccolte di Milano in occasione della personale milanese dell’artista alla Galleria del Milione, nel 1935.
Silvia BignamiBibliografia
Biennale 1932, p. 98, n. 15; Costantini 1936, p. 44; Longhi 1937, tav. XXXII; Carrà 1968, II, p. 191, n. 9/35; Carrà 1987; Guzzi 1994, II, p. 191, n. 9/35; Carrà 1994, p. 340; Carrà 1996, p. 274, n. VI.23; Bignami 2010, p. 138.