1.06 GIGIOTTI ZANINI

(LUIGI ZANINI; VIGO DI FASSA 1893-GARGNANO SUL GARDA 1962) Natura morta 1932 olio; cm 81,5 x 65 firmato in basso a destra «Gigiotti Zanini / 1932» Milano, Museo del Novecento, inv. 4827

trasferitosi a Milano nel 1918, nel dopoguerra Zanini elabora - parallelamente all’attività di progettazione architettonica, prima come collaboratore di Giovanni Muzio e poi in proprio - una figurazione candida e analitica, ricca di suggestioni metafisiche e caratterizzata da un primitivismo medievaleggiante e da grafismi di gusto nordico. Margherita Sarfatti, nella cui cerchia Zanini si inserisce in quegli anni, prendendo parte alle mostre del Novecento, recensisce la prima personale milanese dell’artista, aperta nel novembre 1920 alla Galleria d’Arte, definendo la sua pittura arcaizzante in quanto «non accetta la sintesi» (Sarfatti 1920). L’opera in mostra, datata 1932 - sul piccolo calendario appeso alla parete si legge 8/3/1932 - e acquistata lo stesso anno dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano alla XVIII Biennale veneziana, cui Zanini partecipa per la prima volta esponendo cinque opere, è altamente rappresentativa della sua produzione matura. La natura morta è uno dei temi più frequentati dall’artista trentino, spesso allestita, come in questo caso, nella strombatura di una «finestra illusoria» (Ginex 1992) aperta su un paesaggio idilliaco e fiabesco, che per Sergio Solmi rappresenta nella sua pittura «non più che ricordi nostalgici, familiari fantasmi un poco al modo della Spagna di Picasso o della Grecia di De Chirico» (Solmi 1932, p. 8). Nello spazio, organizzato attraverso una costruzione prospettica e con un rigore geometrico di perizia quattrocentesca, si affollano oggetti quotidiani dal sapore a un tempo arcano e classico, prelevati da un repertorio simbolico tipico della pittura italiana ed europea degli anni Venti. Riga e asta graduata, bicchiere e pennello, gli strumenti dell’architetto e del pittore, sono accostati a dadi, frutta e strumenti musicali - violino e archetto e un mandolino fortemente scorciato - la cui presenza regolare nelle nature morte dell’artista, scriverà nel 1953 Eugenio d’Ors, «non le fa più canore. Sono tutte mute, raccolte» (D’Ors 1953).

Mariella Milan

Bibliografia
Biennale 1932, n. 28 o 29; Gigiotti Zanini 1932, p. 16, n. 40; Nebbia 1932; Bacchelli 1939; Caramel-Pirovano 1974, p. 70, n. 1312, tav. 1294; Dizionario Bolaffi 1976, tav. 584; Gigiotti Zanini 1992, p. 114, n. 93; Ginex 1992, p. 86.