emerso nella prima metà degli anni Venti nel clima romano del cosiddetto realismo magico, Donghi si fa conoscere da un pubblico più ampio a partire dalle due personali del 1924, allestite nella Sala Stuard di via Veneto e alla Casa d’Arte Bragaglia, quando la critica lo paragona a una versione meno cerebrale di Casorati, trionfante quell’anno alla Biennale di Venezia. Le sue tele statiche, metafi siche scene di genere che uniscono, con effetto straniante, minuzia analitica e astrazione sintetica (Alinovi 1980, p. 358), sembrano prender forma in quegli anni attraverso un aggiornamento figurativo sulle edizioni di “Valori Plastici”, da Derain al Doganiere Rousseau e a Seurat (Fagiolo dell’Arco-Rivosecchi 1990). Sulle tangenze olandesi di Donghi - che era in contatto con Vitale Bloch, specialista dell’argomento, e che avrebbe esplorato la pittura dei petits maîtres alla Biblioteca Hertziana, alla Galleria Doria Pamphilj e nel 1928 alla Mostra dei capolavori della pittura olandese allestita alla galleria Borghese - si è soffermato Fagiolo dell’Arco, chiamando in causa certe scelte iconografiche ricorrenti, dalla donna alla fi nestra ai pavimenti geometricamente sfuggenti, dal continuo gioco interno/esterno agli interni da «fi ammingo romanesco» (Ojetti 1935), popolati di figure inverosimili e compassate, saltimbanchi, cantanti, attricette e donne pallide, sino alle vedute di una «Roma puntuale e ovattata come Delft» (Fagiolo dell’Arco-Rivosecchi 1990, p. 13). Il quadro in mostra, acquistato alla Biennale del 1932, viene definito da Oppo «pulito come un rame in cucina» (Oppo 1932), mentre il binomio tra realismo e surreale immobilità è ben riassunto da Alberto Francini su “L’Italia Letteraria”: «E non tragga in inganno un tavol solitario e sparecchiato d’una Trattoria ostiense lungomare. Niente tragedia. Tra poco vi fumerà una zuppa di pesce odorosissima. E la Donna al caffè consumerà il suo gelato, così la Giovinetta troverà marito» (Francini 1932).
Mariella MilanBibliografia
Biennale 1932, n. 15; Oppo 1932; Quajotto 1933; L’Art italien 1935, n. 56; Sinisgalli 1942, tav. XV; Neue Sachlichkeit und Realismus 1977; La Metafisica 1980, p. 380; Donghi 1985, n. 29; Fagiolo dell’Arco-Rivosecchi 1990, pp. 90, 200-201, n. 85.