2.02 RENATO BIROLLI

(VERONA 1905-MILANO 1959) I giocatori di polo 1933 olio su tela; cm 142 x 13 2 firmato e datato in basso a sinistra «R. Birolli 933»
Roma, GNAM - Galleria Nazionale d’Arte Moderna
e Contemporanea, inv. 8877

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l 18 agosto 1934, il quotidiano milanese “L’Ambrosiano” pubblicava un celebrato testo di Carlo Carrà, Il segreto professionale, accompagnato dalla riproduzione dell’opera di Birolli I giocatori di polo, quasi a saldare l’esperienza della generazione precedente con quella dei «pittori estremisti della giovane scuola lombarda» (Bonardi 1933). L’opera, dopo la pubblicazione, fu considerata la meglio riuscita del Birolli dei primi anni Trenta per il «raggiunto equilibrio estetico» (Bonardi 1935). Il quadro si caratterizzava per un formato imponente, per la ricerca di una «correlazione di ritmi nel moto» (Marchiori 1935b, p. 20) e di riferimenti alla Battaglia di San Romano di Paolo Uccello. Questa nuova maniera di Birolli era debitrice, probabilmente, del fitto scambio di relazioni con l’ambiente romano di Corrado Cagli, presenza assidua a Milano in quel 1933, presso la Galleria del Milione, la Triennale e la redazione della rivista “Quadrante”. La proposta di questo nuovo sodalizio era di creare un’asse Milano-Roma per superare il policentrismo dell’arte italiana e il “novecentismo”. Tuttavia il quadro, al richiamo delle sirene “primordiali”, arcaiche e misteriche di Cagli, opponeva un progetto di creazione “fantastico e poetico”, “fiabesco”, saldamente ancorato a un complesso profilo di riferimenti personali, letterari e anche di cronaca contemporanea. Il ritrovamento di una lettera scritta dall’amico veronese Lorenzo Lorenzini del 29 ottobre 1933 (Archivio Birolli, Gabinetto G.P. Vieusseux di Firenze) fornisce l’indicazione di un terminus ante quem per la datazione. Lorenzini ricorda l’opportunità di vedere nello studio di piazza Susa il «tuo ultimo quadro dei giocatori di polo (o di Hockey)». Se poi fosse ipotizzabile identificare la fonte del soggetto - una scena sportiva inconsueta per la società e l’arte italiana - in una fotografia pubblicata il 21 agosto del 1933 in “L’Ambrosiano”, dove Birolli lavorava come correttore di bozze, avremmo anche un terminus post quem. Lo scatto, che riprendeva «una fase di gioco animatissima sui campi di polo», rammenta l’interesse del pittore per istantanee di cronaca o riproduzioni di opere d’arte, collezionate nello studio e impiegate, talvolta, come suggerimenti per la pittura.
Paolo Rusconi

Bibliografia
Marchiori 1935b, pp. 19-20; Podestà 1938; Bini 1941, pp. 22-23, 81; Biennale 1952, p. 158, n. 3; Marchiori 1963, p. 56, n. 7; De Luca 1989, pp. 53, 142, n. 15.