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rande sperimentatore, che sin dagli esordi unisce alla pittura da cavalletto ceramica, arti applicate e pittura murale, nel 1935 Cagli ottiene una sala personale alla II Quadriennale romana, cui partecipa con quattro pannelli murali e un cospicuo numero di opere, tra cui I neofiti, esposto per la prima volta. Nella tavola, una delle più note e rappresentative del periodo “romano”, le anatomie sono antinaturalistiche ed espressionisticamente allungate sullo sfondo di un paesaggio sommario e atemporale. L’antica tecnica della tempera encaustica, veloce e compendiaria - la pittura pompeiana era allora al centro dell’acceso dibattito sulla riscoperta del mestiere - offre qui un saggio delle tonalità calcinate e della dominante «citrina» (Melli 1936) che l’artista aveva applicato, l’anno precedente, ai Preludi della guerra, la grande pittura murale realizzata per il vestibolo del nuovo Palazzo dell’Arte in occasione della V Triennale milanese. Se all’epoca aveva scritto su “Quadrante” delle «aspirazioni all’arte murale, all’affresco» della pittura contemporanea, nell’autopresentazione nel catalogo della Quadriennale Cagli indica come obiettivo la «creazione di nuovi miti», esprimendo una cultura del primordio legata alla vicinanza ai due direttori di “Quadrante”, Bontempelli e Bardi, il quale ultimo aveva allestito nel 1932 la sua prima personale alla Galleria di Roma e nel 1933 la mostra Cagli, Capogrossi, Cavalli al Milione di Milano. La ripresa dell’antico si traduce, oltre che in composizioni di misura rinascimentale, nella riproposizione di figure e posture ripescate dal Quattrocento italiano, come il personaggio a sinistra nei Neofiti, citazione testuale del Battesimo di Piero della Francesca (Fagiolo dell’Arco 1991), la cui opera, dopo la celebre monografia di Longhi del 1927, era diventata per molti artisti un gran serbatoio d’immagini. Il titolo di sapore esoterico e rituale, allusivo a un’umanità primigenia, era già stato usato l’anno prima, nel più scopertamente erotico Il neofita.Mariella Milan
Bibliografia Quadriennale 1935, sala VI, n. 18, tav. XCI; Crispolti-Marchiori 1964, p. 99; Omaggio a Cagli 1977; Cagli 1982, p. 84, n. 11; Fagiolo dell’Arco 1986, p. 59; Fagiolo dell’Arco 1991, p. 48; Piero della Francesca e il Novecento 1991, pp. 180-181; Cagli 2006, p. 97, n. 11.
