macerata, Fondazione Carima - Museo Palazzo Ricci Prima dell’attuale collocazione, l’opera transita
nella raccolta della Lanterna a Genova (1939), da Carlo Cardazzo a Venezia (1941) e Mimì Pecci Blunt a Roma (1954). Se ne conosce
anche il disegno preparatorio (Fagiolo dell’Arco-Rivosecchi 1988, n. 112) pressoché identico alla versione definitiva a olio negli
elementi costitutivi e importante per comprendere le ricerche formali messe in atto dall’artista. La piovra fa parte di una serie di
nature morte dipinte a Roma dopo l’estate del 1929, trascorsa a Collepardo: è un momento dell’attività artistica di Scipione
particolarmente felice, poiché la malattia polmonare che lo affligge (e lo porterà alla morte nel sanatorio di Arco nel 1933) sembra
recedere, permettendogli di lavorare intensamente. In tutte queste opere egli mantiene non solo lo stesso soggetto - un tavolo dove
sono collocati diversi oggetti, alcuni dei quali (come pettini e piume) specialmente legati al mondo femminile - ma anche la stessa
impaginazione dell’immagine, vista dall’alto, e lo stesso piano compositivo. Nella Piovra, in particolare, tutti gli elementi presenti
concorrono a creare un’ambigua rete di analogie che tende a sottolinearne le componenti simboliche: l’occhio dell’animale - i cui
colori costituiscono l’unica variazione cromatica, che accende di toni acidi l’immagine - corrisponde esattamente a quelli della
donna nella fotografia, cartolina di un’amante occasionale; mentre l’intreccio delle due anguille sembra rimandare all’idea del rapporto
consumato fra l’uomo e la donna. Nell’u so del colore si avverte la «costante barocca» dell’opera di Scipione (Marchiori 1939, p.
15), caratterizzata da una pittura fluida e nervosa che si risolve nella scelta tonale del rosso e del nero, con risultati
sontuosi. D’altra parte, la maniera del suo dipingere rimanda al clima dell’espressionismo europeo, senza tuttavia
implicare riferimenti diretti ad artisti precisamente determinabili.
Silvia Vacca
Bibliografia
Scipione e Mafai 1930; Marchiori 1939, tav. IV; Collezione Cardazzo 1941, n. 62; Mostra delle
Collezioni d’arte contemporanea 1941; Dell’Acqua 1941, p. 7; Scipione 1941, n. 6; Trombadori 1941; Scipione 1945, n. IV; Arte moderna
italiana 1948; Pittura italiana contemporanea 1949, n. 2; Scipione 1950; Scipione 1954, n. 14, fi g. 2; Arte moderna in Italia 1967,
p. 424, fig. 2089; Scipione 1985, n. 11; Fagiolo dell’Arco-Rivosecchi 1988, tav. IV; Scipione 2007, p. 39, n. 8.
