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a storia del dipinto, eseguito nel 1935, è tuttora poco conosciuta: non si hanno infatti notizie di mostre alle quali possa essere stato
esposto. La tavola appartiene da moltissimi anni alla famiglia dello scultore Nino Franchina, effigiato nell’opera insieme allo stesso
Guttuso, in primo piano, e allo scultore Giovanni Barbera, al centro della composizione. Non è escluso che l’opera, di
sapore intimistico, sia stata realizzata in seguito alla morte prematura di Barbera, avvenuta proprio nel 1935. I tre amici, che
insieme alla pittrice Lia Pasqualino Noto avevano fondato il Gruppo dei Quattro, muovevano i primi passi nel contesto artistico nazionale,
collocandosi tra i fautori di una modernizzazione dell’arte italiana in radicale divergenza rispetto a un novecentismo
ormai diventato maniera. Le tre figure maschili sono distese su un letto a riposare, dopo una giornata di lavoro; ciascuna è rivolta
in direzioni diverse, gli sguardi non s’incrociano, le mani si dispongono e intrecciano variamente. Nonostante pochi elementi
lo lascino intuire, i tre amici si trovano nello studio di corso Pisani a Palermo, l’atelier che Barbera e Franchina avevano preso in
affitto e dove vivevano un po’ romanticamente secondo i canoni della bohème. Le figure occupano tutto lo spazio del dipinto, protagoniste
assolute. Nell’angolo a destra, una porzione di ringhiera del letto copre in parte Guttuso: unico elemento di concretezza in un’atmosfera
di sogno, si direbbe quasi voler distinguere il mondo reale, dell’osservatore, da quello un po’ visionario, malinconico e incerto
degli artisti. Accolte in pieno le influenze dei pittori della Scuola romana, Guttuso calibra la propria pennellata secondo «un
movimento compositivo sempre più avvolgente e inquietante» (Crispolti 1983), sostenuto da tonalità cromatiche cupe ma calde.
Valentina Raimondo
Bibliografia
Pasqualino Noto 1962, p. 74; Crispolti 1983, p. 35; Guttuso 1971, n. 21; Renato Guttuso 2001.
